Phelps «Caro Magnini, il mio torcicollo non era una scusa»

Roma Il bambinone aspetta la mamma. Lei voleva vedere il Papa, la città eterna, scoprirne la storia. E lui l’ha accontentata. Glielo aveva promesso subito dopo Pechino: «Andiamo a Roma, non l’ho mai vista neppure io». E Michelone Phelps è qui. «La mamma sta per arrivare». Faccia un po’ trasognata, pizzetto e capelli da pierino la peste. «Sono qui per vedere i monumenti», dice scherzando, forse dimenticando di essere uno della specie. Monumento vivente del nuoto, che quest’anno non si è negato niente: dalla gloria al disonore. «Appunto - ammette - È stato un anno lungo e difficile, ho avuto momenti brutti e altri buoni. Avevo un po’ mollato con il nuoto e infatti da quando ho ripreso gli allenamenti ho perso 10 kg... ma adesso mi è tornata la voglia e faccio ciò che amo». Si proverà in sei gare, tre individuali e tre staffette. Qualcuno, Magnini, ha ironizzato su quel torcicollo che lo ha steso per i 100 metri sl. Michael non deve aver gradito. «Non è stata una scusa, come qualche atleta ha detto. Non temo le sfide, non mi sono mai tirato indietro. Ma il dottore mi ha consigliato di lasciar perdere». E per far intendere che parlava del nostro campione sottolinea: «Nei 100 Magnini e Bernard sono fortissimi, per batterli dovrei fare la gara perfetta. Un giorno ci proverò».
Phelps per certi versi è ancora un bambinone.

Ha raccontato: «Non vedo l’ora di buttarmi nella piscina del Foro Italico», come fosse un gioco nuovo. Ed ha ricordato che nulla è diverso dai suoi 15 anni ad oggi: «Non è cambiato niente: voglio vincere e battere primati».

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