«Più autonomia per le regioni di centrodestra»

Il Senatùr: «Ottima pensata». Previsto un giro di consultazioni con i governatori

da Roma

Se lo Stato non va al federalismo, allora sono le regioni che vanno al federalismo. Lombardia, Veneto e Sicilia appaiono sempre più tentate dall’adozione del «modello Catalogna», ovvero un federalismo raggiunto non attraverso una riforma costituzionale ma attraverso una semplice legge ordinaria. Una via per raggiungere uno status simile a quello delle regioni a statuto speciale e raggiungere, attraverso un altro percorso, l’agognato federalismo fiscale.
La volontà delle regioni del Nord in questo senso è nota. Ma l’agenzia di stampa Agi si spinge addirittura oltre e rivela l’esistenza di un piano che Umberto Bossi e Silvio Berlusconi starebbero predisponendo, di concerto naturalmente con i presidenti di Regione. La proposta prevede che i consigli regionali a maggioranza centrodestra chiedano competenze esclusive previste dal titolo V attraverso un testo di legge da sottoporre al governo e da votare in Aula. Non solo: i leader di Forza Italia e Lega avrebbero intenzione di promuovere un referendum consultivo su base regionale sul modello di quello fatto per la Catalogna il 18 giugno 2006.
«Si tratta di un’ottima pensata», ha spiegato Bossi a Berlusconi nell’ultimo incontro ad Arcore. «Il centrosinistra non potrà sottrarsi», dice Roberto Maroni, «altrimenti dovrà dire chiaramente che la legge del 2001 è pessima. È un processo previsto proprio dalla loro riforma». Secondo Paolo Grimoldi, responsabile del movimento giovanile della Lega, «i tempi potrebbero essere assolutamente rapidi. Le Regioni del Nord potrebbero anche lavorare insieme in questo senso. Non si è fatta Pontida proprio perché non c’erano ancora idee chiare: ora credo che la proposta sia pronta e penso che Bossi la renderà pubblica forse già a metà settembre a Venezia».
Al momento sono previsti altri incontri con i presidenti di Regione per studiare l’iter da portare avanti. Una volta elaborato un testo di legge sarà chiesto un incontro con il governo. «Non si tratta della solita devoluzione, ma si avvicina molto», dice Roberto Maroni, «si tratta di attuare le modifiche alla Costituzione votate dal centrosinistra». La legge dovrà essere «approvata con la maggioranza assoluta dei componenti». Raccontano che gli ultimi vertici ad Arcore a volte si siano trasformati in una lettura di articoli, commi e altri cavilli, con un susseguirsi di ipotesi e di soluzioni per far ripartire il treno delle riforme e tenere legato così il Carroccio alla Cdl. L’attenzione dei presenti si è quindi concentrata sull’articolo 116, comma 3: «Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia concernenti le materie di cui al 3 comma dell’art. 117 possono essere attribuite ad altre Regioni, oltre a quelle a statuto speciale, con legge dello stato su iniziative delle regioni».
Le materie concorrenti sono quelle da sempre in ballo, ovvero l’istruzione, il commercio con l’estero, quelle riguardanti i rapporti internazionali, la navigazione, la previdenza. «Il centrosinistra non potrà certo bocciare la propria riforma», insiste ancora Maroni. Dunque Lombardia, Veneto e Sicilia potrebbero seguire l’esempio della Catalogna. «Potrebbero aderire anche altre Regioni», nota ancora l’ex ministro del Welfare mentre Roberto Calderoli preferisce non dire di più ed invita ad aspettare. Al momento gli alleati centristi restano freddi, «se c’è qualche idea va presentata per iscritto», si limita a dire Francesco D’Onofrio. Per l’opposizione ribatte, invece, Gennaro Migliore, capogruppo Prc alla Camera. «Noi non sbarriamo la strada a nessuno, l’importante è che si proceda in Commissione Affari costituzionali». Attenta all’istanza leghista si dimostra, invece, Forza Italia. «E’ un progetto che dà continuità alla linea del centrodestra, decisamente suggestivo» commenta Gregorio Fontana.

«Un progetto da approfondire nei profili costituzionali e giuridici: un modo per far mettere le carte in tavola a chi si riempie la bocca con il federalismo ma poi penalizza le regioni del Nord con le sue politiche e la struttura dell’attuale governo».

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