nostro inviato ad Atene
La custodisce gelosamente per tutta la cena, coccolandola quasi fosse un figlio tra carezze e sorrisi soddisfatti. Al punto di riservarle il posto donore alla sua destra, dove nella lunga notte di Atene la sedia accanto a Silvio Berlusconi resta occupata dalla Coppa dei Campioni. Con tifosi e calciatori che arrivano a più riprese, chi a reclamare una foto o un autografo, chi a chiedere al Cavaliere il permesso di farsi un giro tra i tavoli con il trofeo più ambito tra le mani. Lex premier ne ha per tutti e saranno centinaia le volte che si alza per stringere mani e mettersi in posa sotto i flash dei tifosi. Sempre senza perdere di vista lambita coppa, al punto di gustarsi il gelato al caffè preparato per loccasione da Michele, il suo cuoco di sempre, tenendosela praticamente «a braccetto». Ma nonostante la «rivincita» di Atene, il Berlusconi che invita i pochi cronisti rimasti al Divani Apollo Palace a sedersi al suo tavolo per la festa rossonera sembra aver superato del tutto la tensione della partita. Così, quello che colpisce è soprattutto il suo restare sempre misurato, perché alla fine questa è pur sempre la quinta Coppa dei Campioni della sua presidenza. Insomma, ammette dopo un buon sorso di bianco, «è come quando hai il quinto figlio, non è più la stessa emozione...». Daltra parte, «la mia vita è una bacheca di trofei».
Ma le riflessioni ad alta voce non fermano la processione. Cè pure un tifoso di mezzetà e corporatura da rugbista che sfodera due banconote da 500 euro e gliele mette in mano. Il Cavaliere resta interdetto e poi fatica non poco per convincerlo a riprendersele. Presidente, cosa voleva? «Mi ha offerto un contributo di mille euro per comprare Ronaldinho... Dovunque vada, tutti mi chiedono di portarlo al Milan». E lo farà? «Vediamo, il problema è che il Barcellona è una squadra ricca, non ha alcuna necessità di vendere i suoi gioielli». E Shevchenko? «Spero che possa giocare ancora con noi».
La politica, però, resta sempre sullo sfondo. Daltra parte, dice, «è più facile vincere una Champions league che una battaglia politica». Già, «perché nel calcio chi vince passa al turno successivo e chi perde va a casa, mentre in politica resta tutto fumoso e alla fine il tuo competitor non perde mai». Eppoi, la butta lì polemico, «almeno nel calcio non ci sono i brogli». Però ci sono gli arbitri? «Sì, ma non sono loro il problema». Il Cavaliere fa un passo indietro e torna a inizio stagione, quando cera chi lasciava intendere che il Milan, coinvolto nello scandalo di Calciopoli, non avrebbe dovuto partecipare alla Champions: «Cè stato un blocco dinteressi contro di noi, per fortuna la Uefa ha deciso come era giusto che non sussistevano motivi per penalizzarci». E «con questa vittoria lItalia è tornata a primeggiare in Europa».
Ad Atene sono quasi le quattro di notte e si brinda ancora. E sono baci e abbracci con tutti. Inzaghi per primo, che nellenfasi quasi tira il collo al Cavaliere. Poi arriva Ancelotti per il taglio della torta e Oddo prova per la seconda volta a «sequestrare» la coppa. Brindano anche i figli, Pier Silvio e Luigi. Poi Berlusconi racconta la telefonata del ministro Melandri: «Si è complimentata, davvero un bel gesto». «E Prodi?», provano a stuzzicarlo i cronisti raccogliendo per risposta solo un sorriso ironico.
Non lo dice Berlusconi, ma la testa resta concentrata sulle amministrative. Altrimenti non si spiegherebbe tanta benevolenza verso lInter. «Non partecipa a una finale di Champions da 35 anni», si lascia scappare. Moratti non sarà contento che lei tenga questi conti? Risposta ecumenica: «Ci mancherebbe, me lha detto Galliani. AllInter resto affezionato: mio padre mi portava a vederla allo stadio e mia madre è stata segretaria del commendator Moratti». Poi, un altro allungo sulla politica.
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