Infine, come ogni anno, dal Ninfeo di Villa Giulia a Roma è arrivato il nome del vincitore del Premio Strega. Per il 2024, la battaglia finale per il premio, promosso da Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e Liquore Strega, si è svolta fra i componenti della «sestina» (anziché la canonica cinquina), ovvero Donatella Di Pietrantonio con L'età fragile (Einaudi), Dario Voltolini con Invernale (La nave di Teseo), Chiara Valerio con Chi dice e chi tace (Sellerio), Paolo Di Paolo con Romanzo senza umani (Feltrinelli), Raffaella Romagnolo con Aggiustare l'universo (Mondadori) e Tommaso Giartosio con Autobiogrammatica (Minimum fax).
Fin dall'inizio di questa nuova edizione del premio, la numero 78, le due favorite sono state Donatella Di Pietrantonio (già vincitrice del Premio Strega Giovani 2024) e Chiara Valerio, con Dario Voltolini che si è insinuato nella sfida al femminile. Il filo conduttore fra i libri in competizione quest'anno è stato, secondo il presidente della Fondazione Bellonci Giovanni Solimine, «il tema della memoria». La serata finale, trasmessa in diretta su Raitre, con la conduzione doppia di Geppi Cucciari e Pino Strabioli, si è svolta «a porte chiuse», ovvero con membri della giuria e giornalisti come unico pubblico e ha visto il ritorno allo spoglio dal vivo degli ultimi cento voti. A presiedere il «seggio» non poteva esserci la vincitrice della scorsa edizione, Ada d'Adamo, morta l'1 aprile 2023 (non poté nemmeno ritirare il premio per il suo Come d'aria, Elliot), quindi il suo posto è stato preso dal direttore della Fondazione Bellonci, Stefano Petrocchi. La serata di Villa Giulia è stata preceduta da un lungo «Strega tour» degli scrittori finalisti: diciotto tappe in giro per l'Italia, più una all'Istituto di cultura italiana a Bruxelles. «Il tour - ha detto Petrocchi - non è mai stato così fitto e denso di appuntamenti. Sono stati circa 20 giorni consecutivi: è stato una specie di esperimento sociale mai tentato prima, non di confinamento ma di condivisione. Mi è sembrato una specie di circo».
Più che dei libri in gara però, in questi ultimi giorni si è parlato di abiti. Infatti, per la prima volta i sei finalisti sono stati «vestiti» da alcune grandi firme della moda: Dior per Chiara Valerio, Etro per Donatella Di Pietrantonio, Missoni per Raffaella Romagnolo, Lardini per Paolo Di Paolo e Dario Voltolini, Gucci per Tommaso Giartosio. Gli abiti sono stati presi da collezioni esistenti, ma si sono subito scatenate le critiche per l'abbinamento fra letteratura e griffe.
«Credo - ha ironizzato Donatella Di Pietrantonio - che una polemica sugli abiti delle scrittrici e degli scrittori fosse assolutamente necessaria. Se non ci fossero stati gli stilisti, ci sarebbe stata la polemica sulla sciatteria»...
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