Più poliziotti che tifosi per la sfida blindata

«Bravo Gilardino: anche noi abbiamo grande rispetto per i soldati italiani in Irak. La vigilia nella base di Ramstein è stata un’ottima terapia di gruppo»

Marcello Di Dio

nostro inviato

a Kaiserslautern

Sono bastate poche ore di polemiche e gli Usa hanno frettolosamente sotterrato l’ascia di guerra. «Sarà solo una partita di calcio, nessuno di noi è così stupido da pensare il contrario», commenta il ct Bruce Arena quasi meravigliato del clamore suscitato dalle dichiarazioni bellicose di Eddie Johnson, l’attaccante del Kansas City Wizard. «È giovane, ha sbagliato», cerca di minimizzare Arena che ha una gran voglia di chiudere la polemica e pensare alla sfida con l’Italia.
Il clima militaresco e blindato del ritiro di Ramstein (una vera colonia Usa nella foresta della Renania) doveva servire a ritrovare concentrazione e sicurezza in se stessi dopo la secca sconfitta subita all’esordio con la Repubblica Ceca. «È stata una vera terapia di gruppo», sottolineano nell’entourage Usa. Il tradizionale saluto alla bandiera a stelle e strisce, insieme con i piloti della cittadella militare, il pranzo - rigidamente americano - con mogli e figli intorno ai barbecue della mensa, e qualche colpo di golf nel green più bello di Germania, sono state le tappe di una giornata particolare.
Ma le ore passate insieme ai militari e soprattutto a pochi chilometri dall’ospedale di Laudstuhl, dove fanno tappa le vittime dell’Irak e dell’Afghanistan prima del rientro in patria, sono servite anche a capire che sulla parola guerra non bisogna scherzare. «Questo è e deve rimanere un gioco – conclude Arena - anche solo un paragone tra calcio e guerra è improprio. La dedica di Gilardino? Dobbiamo vincere per noi stessi, ma abbiamo rispetto dei soldati italiani impegnati in Irak». Marcia indietro ufficiale, dunque, per evitare problemi al comitato organizzatore dei campionati che ha già il suo bel da fare per garantire la sicurezza ad una comitiva che, secondo i servizi segreti di mezza Europa, è a rischio di attentato. Ieri, tra l’altro, per evitare di essere identificati, i dirigenti hanno fatto togliere bandiere e stemmi anche dal pullman che trasporta la squadra allo stadio.
Stasera il duello a distanza diventerà diretto sul campo: il Fritz Walter Stadion di Kaiserslautern (dedicato a uno degli eroi mondiali della Germania nel ’54), gremito in ogni ordine di posti con grande presenza di tifosi italiani e statunitensi (15mila, per lo più militari, un quarto del totale diviso tra le basi di Ramstein, Heidelberg e Stoccarda). Ma anche di agenti, duemilacinquecento, con 35 rappresentanti delle forze dell’ordine di casa nostra. I controlli – garantiti anche da 1.100 steward – sono operativi sin dalle 18 di ieri, saranno vietati striscioni politici e verranno anche usati i metal detector. Meglio presentarsi con biglietti e documenti alla mano. Ma dal centro di coordinamento della sicurezza assicurano che non ci sono minacce di tipo terroristico per il match.
E sull’entusiasmo dei supporter a stelle e strisce punta la nazionale di Arena, che non ha mai vinto contro gli azzurri in otto precedenti. «Tanta gente ci ha accolto alla grande qui in Germania, molti nostri tifosi sono esaltati per il match con l’Italia», dice il regista Reyna, che a poche settimane dal Mondiale rischiò di non esserci a causa di un infortunio. A distanza ci sarà anche il tifo degli yankee a Roma, con piccoli angoli a stelle e strisce (tra pub e bisteccherie) in una capitale tutta tricolore. «Ma non sarà facile – dice ancora Reyna - l’Italia come tutte le grandi squadre non ha chiari punti deboli. Il giorno dopo la partita con la Repubblica Ceca eravamo delusi, con gli azzurri serve una grande gara».
Per una settimana Arena aveva ostentato grande sicurezza, ironizzato sullo scandalo del calcio italiano, sottovalutato Totti, forse spalleggiato dall’incredibile posizione Fifa degli Usa, quinti nel ranking. Ora ci tiene a tenere un profilo basso e ha studiato le possibili contromosse: cambierà lo schema tattico (dal 4-4-2 si passerà a un più offensivo 3-4-1-2, con un solo dubbio sull’esterno destro di centrocampo tra Dempsey e Beasley), ma anche quattro titolari rispetto all’esordio. «Ho ribadito ai ragazzi quali sono gli errori da non ripetere, cercheremo di creare problemi all’Italia», sottolinea il ct. Come? «Bisogna tenere il pallone, i giocatori devono stare il più possibile dietro la linea della palla, aspettare gli italiani e dare loro meno spazio possibile». Massima attenzione proprio a Toni e al suo gioco di testa per evitare che faccia come il ceco Koller, vero terrore della difesa americana nel debutto mondiale. «Mi auguro che i miei calciatori abbiano imparato la lezione.

Le nostre possibilità? In tutte le partite le hai, basta essere bravi e saperne approfittare», la scontata considerazione di Arena. Che pure non vuole fare regali agli azzurri, anche se nelle sue vene scorre sangue italiano.

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