Le patologie dell'apparato muscolo-scheletrico sono la causa più nota e più comune di malattie croniche ad alto potenziale di disabilità, rappresentando il 50% nei soggetti di età superiore a 65 anni. Nelle patologie riguardanti l'articolazione di ginocchio o di anca l'impianto di un dispositivo protesico porta ad un grande miglioramento della qualità della vita dei pazienti che interrompono la sintomatologia dolorosa e recuperano la funzionalità articolare. Questo risultato ha moltiplicato questi interventi chirurgici: ogni anno solo in Italia si effettuano oltre 160 mila interventi di artroprotesi. La chirurgia ortopedica europea ed italiana, in particolare, è all'avanguardia nel mondo, sia sotto il profilo scientifico sia organizzativo. Le scuole italiane hanno mostrato coraggio e creatività. Si sono distinti in Italia numerosi chirurghi ortopedici che già negli anni Settanta e Ottanta hanno messo a punto nuove metodiche. É giusto ricordare i professori Lanzi, Spotorno, Massi, Randelli, Silvello. La disponibilità di una strumentazione dedicata ha contribuito al progresso della chirurgia ortopedica e numerosi sono i centri di eccellenza anche in città minori . «A Vigevano - precisa il dottor Massimo Migliavacca, primario del reparto di ortopedia e traumatologia dell'ospedale civile - utilizzando risonanza magnetica e Tac, realizziamo protesi su misura per il paziente ricostruite al computer in modo tridimensionale, impianti che si adattano all'età e alle aspettative del paziente. L intervento di protesizzazione dell' anca è oggi un intervento di routine: dura un'ora, per la semplicità degli strumentari di ultima generazione e per la manualità aquisita. Si ottiene la scomparsa del dolore e il decorso postoperatorio è molto rapido e porta al pieno recupero della funzionalità».
In questi ultimi anni si è registrato un grande cambiamento sia nel design dell impianto protesico sia nel target del paziente. Ll' età media di chi si sottopone all intervento chirurgico si è abbassata, passando dai 65 ai 50 anni. «Il paziente giovane - aggiunge Migliavacca- ha una richiesta funzionale per la sua anca diversa, è più attivo, spesso pratica sport, è molto più esigente. Sorge quindi la necessità di un impianto diverso, più piccolo, performante che consenta una tecnica chirurgica mininvasiva rispettando osso e tessuti molli - muscolari. Considerando che la vita media di un impianto protesico si attesta sui 20 -25 anni , il paziente giovane deve quindi avere la possibilità di un reimpianto successivo su un osso che mantenga il più possibile una morfologia conservata».
Le tecniche di implantologia adottate all'ospedale di Vigevano, in particolare quelle per il paziente giovane , utilizzano impianti su misura a seconda delle esigenze . «Per il paziente giovane optiamo per l impianto conservativo, cioè uno stelo femorale corto con conservazione del collo femorale , della spongiosa trocanterica: l osso viene preparato differentemente rispetto all' impianto standard, la spongiosa del canale femorale viene compattata , non rimossa , si conserva il più possibile il bone stock , inoltre grazie alla piccola dimensione, la protesi , si adatta nell' osso in una posizione più anatomica, le forze di carico sull' impianto risultano più fisiologiche».
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