Gent.mo Direttore, è con vero rammarico e un certo fastidio che le scrivo, ma sono obbligato a farlo per rispondere alla lettera di Ernesto Saroldi, da voi pubblicata, e che fa riferimento alla mia persona in modo del tutto arbitrario e scorretto. Mi spiace doppiamente in quanto è apparsa su Il Giornale, quotidiano che stimo molto e che è sempre presente in casa mia e per il fatto che è contestuale all'ottimo ed approfondito pezzo firmato da Maria Vittoria Cascino, una seria e validissima giornalista.
Nella lettera del Saroldi vi sono alcuni punti che voglio sottolineare:
- È totalmente falso e assurdo dichiarare che sono venuto a conoscenza dell'esistenza di mons. Bertolotti dalla «pubblicazione» di Saroldi del 2002 (che, tra l'altro, non si può fregiare di tale titolo in quanto sono solo alcune pagine inserite in un piccolo volume inerente il centenario dell'asilo Bertolotti), in quanto essendo nativo di Millesimo (una decina di chilometri scarsi da Altare), ne sapevo già qualcosa da molto, molto più tempo
- La disposizione antioraria della Via Crucis nella chiesa di Altare non è l'unica al mondo (e chi lo ha mai detto!), ma è piuttosto strano che questo aspetto si trovi sempre nelle località che hanno attinenza con il mistero di Rennes le Chateau, argomento che tratto da più di vent'anni e sul quale ho pubblicato quattro libri a carattere nazionale e non semplici fogli ad uso locale!
- Riguardo il fatto che la montagna di soldi gestita da Bertolotti sia il frutto di uno strano furto perpetrato ai danni di una nobildonna e che, guarda caso, tale somma di denaro sia stata depositata provvisoriamente presso il fratello del sacerdote è un argomento che io ho riportato sul mio libro «Lo specchio inverso», così come mi è stato raccontato dal Saroldi ma che fa veramente acqua da tutte le parti e che, immancabilmente, scatena l'ilarità generale quando ne parlo durante le mie conferenze che tengo in tutta Italia (gli ultimi incontri sono stati a Foggia, Catania e Bologna, mentre tra pochi giorni sarò a Roma). Io, comunque, mi sono limitato a riportare semplicemente questa versione che non condivido.
- Circa l'inesattezza inerente la data 1988 è ovvio che si tratti di un semplice errore editoriale che anche un bambino capirebbe. Non ho bisogno dell'avviso di Saroldi per capire che un uomo morto nel 1931 non andava a spasso per Altare una cinquantina di anni dopo, non scendiamo nel ridicolo.
- L'accusa di lavorare di fantasia non mi tocca minimamente anche perché nei miei libri tutto è doverosamente citato e circostanziato con pazienza certosina. Se così non fosse non avrei l'agenda piena zeppa di incontri e conferenze al fianco di personaggi di primo piano nella ricerca storica e documentale. Da molti anni collaboro con seri ricercatori in campo internazionale e svariati docenti universitari la cui fama non ha bisogno di presentazioni e mai ho dovuto rispondere ad accuse di simile fattura. Comunque, ritengo che sia meglio un po di fantasia piuttosto di una trita e grigia «realtà» che non conduce in alcun luogo e a nessuna conclusione.
Sinceramente non ho capito il senso della lettera del Saroldi con il quale ho avuto una breve collaborazione e che ho citato doverosamente e ampiamente sul mio libro come è mio costume. Da lui mi aspettavo ben altro, magari un po di gratitudine, visto che è solo ed esclusivamente per merito mio se ha potuto godere di unottima visibilità apparendo nel programma televisivo «Voyager» (Rai Due) che è stato realizzato seguendo la traccia del mio libro «Lo specchio inverso», con riprese nei luoghi francesi e italiani (Altare) da me citati.
L'intero servizio andato in onda lunedì 26 novembre 2007 (dove compaio anchio, ovviamente) è stato realizzato seguendo esclusivamente le pagine del citato volume. La gratitudine, si sa, è un dono molto raro ad ogni latitudine.
Grazie per l'ospitalità e scusate lo sfogo, non è mia abitudine scrivere lettere come questa.
Cordiali saluti.
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