Economia

Piaggio oggi in Borsa: attesa per il primo prezzo

Lo spettro del flop Saras. Colaninno: «Fondi esteri tra i nuovi soci»

Pierluigi Bonora

da Milano

Oggi prima giornata in Borsa per Piaggio, unica tra le matricole ad aver voluto sfidare le correnti avverse dei mercati. Il prezzo del collocamento è stato fissato a 2,3 euro, al minimo della forchetta compresa tra 2,3 e 3 euro. Nel mercato l’attesa è concentrata su un interrogativo: reggerà il prezzo stabilito o c’è il rischio di un altro flop? Come quello registrato dalla Saras della famiglia Moratti, collocata a 6 euro e scivolata subito a quota 5,3.
Alla vigilia della quotazione la capogruppo Immsi (in deciso calo ieri in Borsa: meno 3,6%) ha aumentato come previsto la sua quota in Piaggio dal 40,10% al 48,95%, attraverso il trasferimento da Scooter Holding 3 alla stessa holding di 28.334 azioni «C» di Piaggio Holding Netherlands al prezzo complessivo di 78,5 milioni. I titoli della casa motociclistica guidata da Roberto Colaninno saranno trattati a partire dalle 11, essendo state collocate sul segmento Standard 1 (la capitalizzazione iniziale, di circa 887 milioni, non ha raggiunto quota un miliardo come richiesto per il segmento maggiore delle blue-chip). Dal «grey market» di Londra (così si chiama il mercato non ufficiale dove vengono contrattati i titoli di imminente emissione) è arrivata una prima indicazione: le azioni di Pontedera sono state scambiate a 2,43 euro, in rialzo di oltre 5 punti percentuali rispetto all’Ipo. Gli operatori, però, non ritengono più affidabile questo valore di riferimento a causa delle indicazioni fuorvianti fornite nelle ultime Ipo (Saras in primis). Per cautelare gli investitori rispetto a una possibile eccessiva volatilità del titolo e scoraggiare la speculazione, Borsa Italiana ha deciso che non saranno ammesse richieste senza limite di prezzo.
L’offerta globale di vendita, terminata il 6 luglio, si è chiusa con una domanda pari a circa 2,4 volte l’offerta. Per quella istituzionale la richiesta, pari a circa 3 volte il quantitativo originariamente riservato, è pervenuta da primari investitori italiani ed esteri.
Complessivamente, gli ordini dell’offerta globale sono stati pari a 282 milioni di titoli, di cui quasi 268 milioni provenienti da investitori istituzionali: il pubblico, «scottato» dalla recente débâcle del mercato e dal collocamento di Saras, è quasi pressoché inesistente (circa 14mila titoli). A comprare sono stati soprattutto i fondi internazionali che hanno dimostrato di credere nella ristrutturazione. «Abbiamo trovato la maggior parte dei nuovi soci tra i grandi fondi esteri, americani, inglesi, tedeschi e francesi.

Il mio impegno in un investimento di lungo periodo, insieme alle strategie di sviluppo futuro sui mercati asiatici, sono stati gli elementi decisivi per gli investitori internazionali ed esteri», ha precisato Colaninno.

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