Quando ha visto gli agenti portar via in manette il fratello dopo la rapina a un ufficio postale è scoppiato a piangere, pensando al «disonore» gettato sulla famiglia. Poi, sempre singhiozzando, è andato ad assaltare un supermercato ma è stato beccato appena uscito con il bottino in una mano e la pistola nell’altra. Realizzando così una sorta di «ricongiungimento famigliare» a san Vittore.
Nahor e Melon, 21 e 23 anni, sono due vivaci ragazzi, nati in Italia ma di chiara origine eritrea. E difatti quando l’altra mattina alle 11 il più piccolo si presenta con il volto mezzo nascosto da berrettino e occhiali all’ufficio postale all’angolo tra via Plinio e via Bronzino clienti e impiegati non faticano e intuirne tratti africani sotto quel parziale camuffamento. Lui è armato di una grossa pistola, che si rivelerà più tardi una banale riproduzione, mentre il complice a suo fianco esibisce un coltellaccio da cucina. Con il tono più deciso e minaccioso minacciano i presenti, facendo così svenire per la paura una donna che poi sarà soccorsa dal 118. E si fa consegnare i quattrini in cassa. Un colpo assai magro, appena 100 euro. Poi la fuga in auto. Alcuni notano però modello, una Peugeot 206 famigliare, e parte della targa, particolari poi diramati a tutte le volanti.
Qualche minuto dopo una volante passa per via Sidoli, non lontano dall’ufficio postale, e notano la vettura, scendono per controllarla e alcuni operai di un vicino cantiere riferiscono di due giovani dalla pelle scura scesi di fretta. I ragazzi, cambiatisi rapidamente di abiti, si erano poi allontanati di corsa. Dalla targa completa i poliziotti risalgono a un signore eritreo che abita nella vicinissima in via Pascoli e lo vanno a trovare. Mentre chiacchierano con lui arriva il figlio Nahor trafelato «Sono andato a correre» cerca di giustificarsi ma si impapera quando deve spiegare perché abbia preso l’auto. E finisce in questura.
Una breve indagine consente di individuare il suo miglior amico, Saimon T., 20 anni, anche lui residente in via Pascoli. Anche lui non sa ben spiegare come abbia trascorso la mattina e lo raggiunge in via Fatebenefratelli. Qui i due sono riconosciuti dai testimoni e vengono arrestati. Tra lo sconforto e le lacrime di Melon che non riesce a capacitarsi dell’abisso di nequizie in cui sia sprofondato quel giovane e scapestrato fratello.
Passano alcune ore e verso le 18.30 vengono segnalati due banditi dentro il supermercato «Esselunga» di via Monte rosa. I primi equipaggi arrivano proprio mentre i rapinatori escono armi in pungo e sacchetto con il bottino, 1.100 euro. Alla vista delle pantere iniziano la fuga, provano a nascondersi in un catamarano parcheggiato poco distante, scavalcano un cancello, buttano la pistola (anche questa giocattolo) e parte del bottino. L’inseguimento finisce dopo pochi altri metri e i due finiscono in manette. Si tratta di un altro giovane di orine straniera, Adalberto W. di 20 anni comunque nato a Milano e residente pure lui in via Pascoli.
Ma soprattutto un altro ventenne dalla pelle scura, in breve identificato come Melon. Si proprio il fratello di Nahor, quello disperato perché il ragazzaccio aveva portato l’onta nella loro casa onorata.
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