Piano anticrisi inglese già nel mirino dell’Ue

da Roma

È già sulla scrivania del commissario europeo alla concorrenza, Neelie Kroes, il pianto anti-crisi varato ieri dalla Banca d’Inghilterra per fornire di liquidità le banche britanniche attraverso swap fra titoli ancorati al mercato dei mutui (mortgage backet securities) e ben più sicure obbligazioni pubbliche. La prima tranche del progetto vale 50 miliardi di sterline (100 miliardi di dollari); anche se il governatore della Bank of England, Mervyn King, ha chiarito che «non ci sono limiti» al ricorso a questo strumento da parte delle banche inglesi, quindi la cifra potrà essere ben più elevata.
L’annuncio ufficiale della «Old Lady» di Threadneedle Street ha confermato le anticipazioni della vigilia. Allo scopo di rifornire di liquidità le istituzioni finanziarie del Paese, la Banca d’Inghilterra accetta in swap per un periodo di uno-tre anni titoli legati ai mutui con rating tripla A, emessi entro il 31 dicembre 2007, e offre in cambio bond governativi. Si tratta della fotocopia del piano da 200 miliardi di dollari della Federal Reserve per le banche americane. Ma l’Inghilterra è in Europa, e le autorità di Bruxelles hanno subito drizzato le orecchie. «Siamo in contatto con le autorità britanniche - dice il portavoce del commissario Ue alla concorrenza, Neelie Kroes - ma è troppo presto per dire se il piano configuri o meno aiuti di Stato illegali». Per il commissario al mercato interno Charlie McCreevy, che era intervenuto pesantemente nel corso delle nostre controverse vicende bancarie, «la questione è di completa competenza della Banca d’Inghilterra».
«La tempesta non è passata e il piano - sostiene il Cancelliere dello Scacchiere Alistair Darling - riporterà la fiducia e la normalità nel mercato del credito». La sensazione è che gli «scheletri nell’armadio» delle banche inglesi siano molti di più di quanto oggi non si immagini. Il Fondo monetario internazionale stima che le banche europee - già appesantite da 80 miliardi di dollari di perdite dichiarate fino a marzo - potrebbero perdere altri 43 miliardi di dollari a causa dei prodotti legati ai mutui subprime.

Complessivamente, l’esposizione delle banche europee al credito immobiliare a rischio ammonta a circa 280 miliardi di dollari. «Le prove per il sistema finanziario europeo non sono ancora finite», si legge nel report del Fmi. La crisi comporterà, come effetto sull’economia reale, un calo della crescita di almeno tre quarti di punto.

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