Il "Piano Marshall" che rilancerà il Mezzogiorno

Tra le ipotesi fiscalità di vantaggio, incentivi e una cabina di regia per gestire le risorse. Il ministro Rotondi assicura: "Il tema è al centro della riflessione estiva del governo"

RomaCi vorrà ancora un po’. E si dovrà attendere settembre, con molta probabilità, per conoscere nei dettagli le misure studiate dal governo per far ingranare la marcia in più al Mezzogiorno. Di certo, però, «il nuovo “Piano Marshall”, annunciato da Silvio Berlusconi in Consiglio dei ministri, sarà al centro della sua riflessione estiva». Gianfranco Rotondi assicura che il premier, da poco sentito via telefono, «è molto concentrato sul tema». D’altronde, la questione meridionale è entrata di diritto, a forza, nel dibattito politico. E le tensioni siciliane - dove sembra arenarsi l’ipotesi del Partito del Sud, pur rimanendo diffusi i mal di pancia pidiellini - agitano da giorni la Capitale. E Palazzo Grazioli.
Insomma, il Cavaliere sa bene che bisogna correre presto ai ripari. E non solo perché il confronto, diciamo così, tra le diverse istanze presenti nell’esecutivo (vedi botta e risposta di due giorni fa tra Giulio Tremonti e Raffaele Fitto), rischia di prendere una brutta piega. E visto che «il premier ha un rapporto molto forte con l’opinione pubblica del Sud, che non vuole compromettere in nessun modo», ragiona un ministro, l’interesse di Palazzo Chigi va rivolto adesso alla Trinacria, o su da lì. Un impegno che possa attenuare gli effetti negativi della crisi che in autunno potrebbero acuirsi. E che porti a raffreddare gli spiriti di chi denuncia, da dentro, la scarsa attenzione alle richieste del Mezzogiorno: a Palermo, alcuni ex azzurri e aennini lanciano l’idea di un Pdl siciliano, magari federato con il partito madre, per contrastare anche la concorrenza dell’Mpa di Raffaele Lombardo. Lesto nel frattempo a puntualizzare come il «non voto» di venerdì a Montecitorio dei suoi deputati, sulla fiducia al decreto anti-crisi, sia stato un «segnale preciso di una scelta che è ormai irreversibile». In ogni caso, chiarisce Carmelo Briguglio, «è l’alternativa al Partito del Sud, ma non è la corrente del presidente della Camera, Gianfranco Fini, perché lui non ha certo bisogno di fondare sue correnti».
In attesa di capire quale sarà il ruolo futuro nella partita del sottosegretario Gianfranco Miccichè (deleghe in più, guida di una cabina di regia ad hoc?), rimane sul tavolo l’ipotesi di una nuova Cassa del Mezzogiorno, lanciata da Tremonti la settimana scorsa a Chianciano, per concentrare le risorse disponibili verso obiettivi condivisi. Un suo collega, però, stronca così l’ipotesi: «Non serve, non vi sono risorse immediate da investire».
Intanto, al lavoro, come concordato con il premier all’ultima direzione nazionale Pdl, anche i gruppi parlamentari di Camera e Senato. «Le presidenze - scrive di buon mattino Fabrizio Cicchitto - stanno di comune intesa elaborando un documento politico-programmatico sul Mezzogiorno, che costituirà un contributo alla riflessione del presidente del Consiglio». Circola, in effetti, già una bozza di testo («significativa, non un semplice appuntino», riferisce chi ha potuto visionarla), elaborata anche con il contributo di consulenti esterni, che mette al bando ogni tipo di «vecchia forma di assistenzialismo». Tocca a Maurizio Gasparri entrare più tardi nel dettaglio, elencando alcune iniziative concrete per il Sud: «Uso tempestivo e corretto dei fondi Fas, regole nuove per evitare gli sperperi del passato, apertura di decine di cantieri».
In effetti, l’accelerazione sulle Grandi opere (in primis, Ponte sullo Stretto e completamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria) è tra i punti chiave ribaditi pure in privato dal Cavaliere. «Si sa, sul versante infrastrutture lui vuole lasciare il segno», sottolinea Rotondi, convinto che «la questione meridionale vada pensata più a Milano che a Palermo». Perché «la diagnosi parla di un gap molto alto» tra i due fronti, «la terapia è una sola, ed è quella che ha portato il Nord-Est a svilupparsi così tanto in 40 anni».

Quindi, si ragiona sul modo in cui prospettare uno «sforzo corale» tra politici, imprenditori e sindacati, allo scopo di agevolare gli investimenti degli imprenditori settentrionali al Sud. Delocalizzare, dunque, seguendo una specie di «modello Brianza», che fa rima con fiscalità di vantaggio, abbattimenti di oneri e incentivi. Tante ipotesi, per il nuovo dossier sulla scrivania del Cavaliere.

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