Piattaforma affondata, si lotta per evitare il disastro

È lotta contro il tempo per bloccare, nel Golfo del Messico, il flusso di petrolio (mille barili al giorno) che sta fuoriuscendo dalla piattaforma della British Petroleum (Bp), affondata la settimana scorsa. La Bp ha inviato una flotta di navi per ripulire il tratto di mare al largo delle coste dello Stato americano della Louisiana e ha messo in campo una flottiglia di robot per tappare il buco sul fondo marino.
Durante la notte la macchia si è allargata del 50 per cento e ora copre un’area di oltre 1.500 chilometri quadrati, anche se secondo gli esperti si tratta di un sottile velo di greggio sulla superficie.
La piattaforma Deepwater Horizon è affondata giovedì, due giorni dopo una violenta esplosione costata la vita a undici operai. La Bp ha reso noto che quattro robot sottomarini sono stati dispiegati per impedire che l’incidente si trasformi in un enorme disastro ambientale. Doug Suttles, capo delle operazioni, ha ammesso, in una conferenza stampa a New Orleans, che un’apparecchiatura sistemata sull’imboccatura del pozzo per contenere le perdite si è rivelata inefficace e ha avvertito che ci vorranno dai due ai tre mesi per fermare la fuoriuscita. «Non è stato mai fatto prima» ha detto, «ma abbiamo al lavoro gli esperti più preparati». Quello che la compagnia sta cercando di fare, ha sintetizzato l’ingegnere meccanico Richard Metcalf, «è di mettere un tappo di sughero a una bottiglia di champagne».
Secondo la stima di Bp, la perdita è di mille barili di petrolio al giorno e viene da due buchi a cinquemila metri di profondità sull’impianto di risalita che collega la bocca del pozzo alla piattaforma affondata.
La guardia costiera, che sorvola l’area del disastro, parla di «una perdita molto seria», anche se per adesso non è minacciata la costa della Louisiana dove la chiazza di greggio potrebbe danneggiare il fragile ecosistema delle paludi locali.
L’incidente sarebbe stato causato da un tubo di trivellazione che ha innescato un’esplosione che ha in seguito sviluppato un incendio di vaste proporzioni. I resti della piattaforma si trovano a 80 chilometri dalla costa della Louisiana.
La società Bp ha assunto le responsabilità dell’incidente. «Il petrolio è il nostro e siamo responsabili per la pulizia». Lo ha detto al Wall Street Journal un portavoce di Bp, il gigante petrolifero che affittava dal gruppo svizzero Transocean la piattaforma Deepwater Horizon.
Bp ha inviato nella zona 32 navi e cinque aerei per ripulire la macchia fuoriuscita che ha ormai una superficie più vasta dell’intera città di New York o di Hong Kong.
Le unità della società petrolifera britannica stanno spruzzando fino a 400mila litri di sostanze chimiche sulla superficie dell’oceano e creando barriere galleggianti per impedire alla macchia di raggiungere le coste della Louisiana.
Se la chiazza raggiungerà le spiagge degli Stati Uniti sarà un inevitabile disastro ambientale. Non mancherebbero pesanti implicazioni politiche per l’Amministrazione americana e per i piani del presidente Barack Obama di aprire la parte orientale del Golfo del Messico e l’Atlantico alle trivellazioni marine.


Secondo i meteorologi la chiazza di petrolio resterà a una cinquantina di chilometri dalla costa per i prossimi tre giorni.
Nel 1989 dopo il disastro della petroliera Exxon Valdez finirono nelle acque del Prince William Sound oltre 260mila barili di petrolio, pari a 50 milioni di litri di greggi

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica