Roma«Non scendiamo quasi mai in piazza ma quanno ce vo’, ce vo’...». La premessa era di quella che poteva lasciar presagire nuovi affondi, nel tentativo di galvanizzare l’elettorato di centrodestra e allontanare il fantasma dell’astensione che da qualche settimana aleggia nei sondaggi del Cavaliere. Silvio Berlusconi, invece, sceglie esattamente la strada opposta e si guarda bene dal menar fendenti che possano aprire nuovi fronti polemici con il Quirinale o con l’opposizione (che poi dal Pd arrivino commenti scandalizzati al suo intervento è tutt’altra storia e sta nelle cose della politica). Certo, non rinuncia a ripetere quello che ormai da settimane è diventato una sorta di mantra, perché che «i tempi della campagna elettorale» siano «dettati dalla magistratura politicizzata» è cosa che al Cavaliere non va giù. Ma non è certo una novità, come non lo è l’affondo alla sinistra che «non ha senso dello Stato» e «non ha mai imparato ad essere un opposizione seria» tanto dall’aver «cercato di distruggere il miracolo compiuto in Abruzzo». Una sinistra che ancora è «ammanettata» ad Antonio Di Pietro.
Insomma, spiega il premier «oggi ci prendiamo la scena non per andare contro qualcuno, bensì per comunicare la nostra voglia di cambiare questo Paese con l’energia del consenso degli italiani». «Siamo tantissimi - dice allunga lo sguardo sulla folla - uomini e donne che amano la libertà, vogliono restare liberi e difendere il diritto di voto e di non essere spiati». E Berlusconi parte proprio dalle intercettazioni di Trani. «Un ufficio giudiziario che non ha nemmeno una competenza territoriale - dice - ha continuato ad intercettare il presidente del Consiglio. Intercettazioni casuali? Così casuali da essere ripetute per 18 volte». E per 158 volte, aggiunge il Cavaliere sono stati intercettati i ministri. «Con intercettazioni costose pagate con i soldi pubblici che si sarebbero potuti risparmiare. A ben pensare - dice il premier - le scelte della sinistra di cavalcare le inchieste giudiziarie sono comprensibili: una campagna elettorale basata sui fatti la sinistra non può sostenerla». Una sinistra, aggiunge, «che dice di essere cambiata ma non è vero» e che «avrebbe dovuto essere la prima a chiedere elezioni regolari» nel Lazio. Per questo, arringa la piazza, «la scelta è ancora una volta tra noi e loro, tra il governo del fare che fa le riforme e una sinistra che sa solo dire no e diffondere pessimismo e catastrofismo».
Ai militanti assiepati sotto il palco il Cavaliere rivolge poi una sequela di domande la cui risposta è ovviamente scontata. «Volete le intercettazioni su tutto e su tutti? Volete essere spiati anche a casa vostra?». E ancora: «Volete una sinistra che spalancherebbe le porte a tutti gli extracomunitari?». E sui talk show: «Volete le risse e i pollai sulle tv pubbliche pagate con i soldi di tutti?». «Bravi, avete studiato bene», chiosa il premier all’ennesimo coro di «no».
Il premier chiede dunque agli elettori di centrodestra un «ultimo sforzo». Perché dopo queste elezioni ci saranno tre anni di governo senza importanti appuntamenti elettorali in cui attuare il programma di riforme. Tre anni «decisivi» per portare a termine la «rivoluzione liberale» che comprende le riforme delle istituzioni, della giustizia e del fisco. «Tre anni - dice - nei quali uscendo via via dalla crisi attueremo le grandi riforme. Le riforme istituzionali, dalla riduzione del numero dei parlamentari, all’elezione diretta del premier o del presidente della Repubblica; la grande, grande, grande riforma della giustizia; la profonda riforma e l’ammodernamento del sistema fiscale, la questione del federalismo». «Continueremo - aggiunge - con la stessa determinazione la lotta contro la mafia e la criminalità organizzata.
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