Politica

«In piazza a Roma per le ragioni del Nord»

nostro inviato a Vicenza

Tiene banco il federalismo fiscale nella seconda seduta del rinnovato Parlamento del Nord. Con la relazione dell’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti e con Umberto Bossi deciso a rilanciare la questione dell’autonomia fiscale perché «per prendere i voti al Nord bisogna parlare di federalismo». E il Senatùr, arrivato a Villa Bonin poco dopo mezzogiorno, lo fa con toni anche duri, se torna a paventare possibili «rivolte delle genti padane». «Per adesso - dice - la situazione non è pericolosa, però lo può diventare da un momento all’altro». Così, mentre il presidente dell’assise della Padania Roberto Maroni fa sapere che nella seduta di maggio la Lega presenterà la sua proposta di federalismo fiscale, il leader del Carroccio annuncia «una grande manifestazione a Roma con qualche milione di persone». «Dobbiamo fare un documento di tutti i lavori del Parlamento del Nord - spiega - per portare le richieste e farle sentire al Palazzo. Così vedremo quali saranno le sue risposte». Tutte le relazioni all’assemblea, dunque, saranno messe nero su bianco «in modo da avere le idee chiare».
E pur di portare a casa il federalismo fiscale («aiuta le famiglie, i cittadini e tutto il Paese»), il leader del Carroccio sarebbe disponibile a fare patti con il diavolo. Anche se, spiega, «non so se sarà possibile averlo con questo governo». Al Nord, però, è «un’esigenza sempre più forte» ed è per questo che Prodi ne parla, «per avere i voti dei padani». «In termini politici - spiega Tremonti nella sua relazione - il federalismo fiscale è un processo ad altissima intensità politica. Non è mai stato, nella storia, un processo lineare, automatico ma piuttosto uno sviluppo complesso, fatto di dialettica e costituito da fasi di lunga durata». Secondo l’ex ministro dell’Economia, dopo il 2006 «annus horribilis», ora «c’è la possibilità di riavviare una fase nuova e dire uscimmo a veder le stelle». Una citazione di Dante che strappa un sorriso al leader del Carroccio. «Citarlo - replica dalla prima fila - è da disgraziati, ma questi intellettuali sono impagabili». Di federalismo fiscale, spiega Maroni, si parlerà anche nella prossima seduta, il 21 aprile. «In quell’occasione - dice il capogruppo della Lega alla Camera - sarà ospite il presidente della Catalogna. Se la Lombardia applicasse il sistema fiscale catalano a pressione invariata avrebbe un gettito di 11 miliardi di euro di più di quelli che ha».
A margine dei lavori, il Senatùr torna sui delicati equilibri della maggioranza al Senato. E si dice d’accordo con Berlusconi («se lo dice lui, come faccio a dire un’altra cosa...») sul fatto che «senza 158 voti» a Palazzo Madama sul rifinanziamento della missione militare in Afghanistan il governo debba cadere. Anche se, aggiunge, «non mi aspetto sorprese perché le bombe non cadono mai nello stesso posto».
Una piccola digressione, poi, sul faccia a faccia di venerdì in via Bellerio tra Bossi e il ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro.

Un incontro tecnico (presente anche Giancarlo Giorgetti), organizzato dal presidente della Lega Angelo Alessandri per sottoporre al governo i problemi degli allevatori padani (tre le questioni sul tavolo: quote latte, nitrati ed etichettature).

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