Stenio Solinas
nostro inviato a Cannes
Ultimo film in competizione, El Labirinto del Fauno del messicano Guillermo del Toro ha chiuso di fatto il 59° Festival di Cannes allinsegna del politicamente corretto e degli effetti speciali. Ambientato nella Spagna del 1944, il regista affida a un gruppo di partigiani repubblicani superstiti il compito di far vincere, sullo schermo, quella guerra civile persa, nella realtà, cinque anni prima. Perché la vittoria sia anche morale, fa del franchismo, ovvero del fascismo, il concentrato puro e semplice dellorrore e affida a una bambina il ruolo di vittima sacrificale. Alla fine, insomma, il Bene Trionfa, il Male è sconfitto e leroina della storia muore felice.
Oscillante fra realismo e fantasy, El Labirinto del Fauno marcia su due piani paralleli, alternando il gotico-horror con cui viene raccontato limmaginario universo infantile della piccola Ofelia, al crudo realismo con cui viene descritto il regime militare di Franco, un concentrato di torture, esecuzioni sommarie, istinto di sopraffazione. Visionario e molto bravo nel dare vita alla fantasia della bambina, orfana di padre e con una madre risposatasi con un fanatico capitano da cui attende un figlio, è sullaltro versante che El Labirinto del Fauno fallisce, scontato comè nella caratterizzazione e nei ruoli.
«È una favola per adulti» spiega del Toro, «perché ai miei occhi il fascismo è innanzitutto una forma di perversione dellinnocenza, e quindi dellinfanzia. Rappresenta la morte dellanima, in quanto spinge a scelte dolorose e lascia tracce indelebili su chi le vive. Così, il vero mostro del mio film è proprio il capitano Vidal, un mostro reale rispetto a quelli che Ofelia con la sua fantasia incontra nel labirinto».
Lelemento gotico-fantastico della pellicola si basa sulla trasposizione cinematografica delle immagini del disegnatore Arthur Rackman, create apposta per loccasione, e per quanto il regista non abbia mai avuto, per sua stessa ammissione, lintenzione di fare un film unicamente legato al genere fantasy, è proprio questo che alla fine resta nella mente dello spettatore.
Nella parte del capitano Vidal Sergi Lopez è una carogna più che convincente, ma è lundicenne Ivana Baquero la rivelazione del Labirinto del Fauno, una ragazzina sperduta e a disagio nel crudele mondo dei grandi, troppo fragile rispetto a ciò che la circonda, eppure testardamente decisa a difendere il regno fatato che si è scelto come proprio rifugio.
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