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Per la piccola tre anni di lotte, speranze e cocenti delusioni

Maria, nata nel maggio del 1996, arriva in Italia per la prima volta nel giugno del 2003 a seguito del programma vacanze dell’associazione onlus «Liguria Mare» a cui si sono rivolti Alessandro Giusto e Chiara Bornacin per accogliere un bimbo bielorusso anche con gravi problemi psicofisici.
Maria proviene dall’«internat» di Vilejka dove vivono circa 200 ragazzi dagli 8 ai 17 anni, la maggior parte con patologie psicofisiche.
La bimba presenta disturbi nella parola e problemi psicologici legati a enormi carenze affettive, ma con la famiglia Giusto si instaura un legame d’affetto che induce la coppia a presentare domanda di adozione.
L’idoneità all’adozione arriva nel settembre 2004.
Maria è in Italia dal 4 giugno del 2006: la piccola trova il coraggio di aprirsi con la «mamma» e racconta le sevizie patite nell’orfanotrofio da parte di ragazzi più grandi.
La bimba viene fatta visitare all’ospedale Gaslini dove i medici le riscontrano ematomi sul torace e una bruciatura di sigaretta all’inguine, oltre a sintomi di abusi sessuali.
Quando Maria si rende conto che l’adozione non è stata ancora definita e che dovrà tornare in Bielorussia, tenta di lasciarsi affogare in mare: solo l’intervento della nonna e di un bagnino impedisce la tragedia.
La famiglia Giusto si rivolge al Tribunale dei minori di Genova che blocca la partenza della bambina in Italia prorogandola al 30 ottobre.
Una seconda pronuncia del tribunale dei minori, però, modifica il primo documento e impone ai Giusto di restituire la bambina.
La piccola è in una località segreta dall’8 settembre.


I genitori, attualmente accusati di sottrazione di minore da parte del governo bielorusso, sono stati sottoposti a perquisizioni e sequestri di cellulari e agende.

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