Piccoli proprietari esultano: via l’Ici, era ora

Stefania Scarpa

Abolizione dell’Ici, i proprietari dicono sì, i sindaci del Lazio nì. Come prevedibile sono molto diverse le reazioni alla promessa fatta dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi di abolire l’Ici nel corso della prossima legislatura in caso di rielezione. «Una notizia – dice il presidente di Federproprietà Michele Pazienza - che le associazioni della proprietà edilizia, dopo anni di battaglie portate avanti contro un’imposta sicuramente ingiusta ed al limite dell’incostituzionalità, debbono accogliere e registrare favorevolmente». Anche se, riconosce Pazienza, «resta tuttavia insoluto il problema di come i Comuni possano riuscire a far fronte alle spese generali per il loro funzionamento, alle quali il gettito dell’Ici era per la massima parte destinato. In realtà le associazioni di categoria avevano da tempo sostenuto, insieme alla necessità dell’abolizione dell’Ici, l’opportunità di un’imposta generale, gravante cioè su tutti i cittadini e non solo sui proprietari immobiliari, per sopperire a quelle esigenze dei Comuni».
Va oltre Fabio Coglitore, segretario romano dell’Appc, l’Associazione dei piccoli proprietari di casa: «Il provvedimento è realizzabile e la nostra associazione lo ha chiesto a gran voce fin dal lontano 1992. L’Ici a Roma è la più alta d’Italia e un’abolizione dell'imposta sulla prima casa favorirebbe il piccolo proprietario romano. È la prima volta che sentiamo un’affermazione così chiara e decisa, speriamo che il presidente del Consiglio ci metta immediatamente in condizioni di valutare l’attuazione del provvedimento, in tal modo, a nostro avviso, conquisterebbe il voto dei piccoli proprietari romani».
Molto differenti le posizioni dei sindaci dei comuni laziali, e fortemente influenzate dallo schieramento politico. Così i sindaci di centrosinistra dicono un «no» secco, mentre quelli di centrodestra sono d’accordo, anche se si aspettano di essere in qualche modo «risarciti» dei mancati introiti. Come Vincenzo Zaccheo, primo cittadino di Latina, la cui adesione al progetto di abolizione dell’Ici assomiglia a una fiducia incondizionata per il premier: «Se Berlusconi ha affermato che si può eliminare l’Ici sulla prima casa, sa come fare, un presidente del Consiglio non inventa su un argomento così delicato. Vorrà dire che ha studiato un metodo grazie al quale ai Comuni torneranno fondi direttamente dallo Stato centrale come era in passato, rispettando comunque i patti di stabilità». Disponibile anche Candido De Angelis, sindaco di Anzio, che fa due conti e poi sentenzia: si può fare. «Ad Anzio grazie al fondamentale lavoro del nostro Ufficio Tributi nel recupero dell’evasione, le entrate annuali dell’Ici sono pari a circa 13 milioni di euro e soltanto 3 milioni e mezzo di euro, equivalenti al 27 per cento del totale, riguardano l’abitazione principale». Ha invece un’altra idea il sindaco di Rieti Giuseppe Emili, di An, che definisce l’Ici sulla prima casa «una tassa ingiusta» e propone di sostituirla con «un aggravio dell’addizionale Irpef, che quindi colpisce i redditi in maniera proporzionale e rappresenta un’entrata certa e senza possibilità di evasione fiscale».
«Nì» invece da Viterbo.

«Abolire l’Ici sulla prima casa? Se ne può discutere - dice il sindaco Giancarlo Gabbianelli di An - purché venga sostituita con un gettito pari o superiore a favore dei comuni. La destra ha dimostrato ancora una volta di essere più vicina alle fasce deboli della popolazione di quanto lo sia la sinistra».

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