Il telefono che squilla a vuoto e il tragico presentimento di una mamma in apprensione per la figlia in stato di depressione, alle prese con un bimbo di 4 anni. La corsa a casa di quest'ultima insieme all'altra figlia, la porta che si apre con il secondo mazzo di chiavi, la scena drammatica di Marcella inebetita che stringe ancora fra le braccia il piccolo Lorenzo. Il figlio di 4 anni che ha appena strangolato con l'aiuto di un cavo elettrico. La disperazione, il bimbo che non respira più, la drammatica quanto inutile richiesta di soccorso al 118. Fotogrammi di una tragedia giunta all'epilogo ieri mattina verso le 11, in una villetta di un elegante complesso residenziale, in via Resegone a Parabiago. Marcella S., 34 anni, all'apparenza non aveva problemi: un lavoro gratificante come quello del marito Matteo, un bambino che le riempiva la vita, una casa accogliente e nessun affanno economico. Ma le faceva compagnia anche il male oscuro, quella depressione senza una causa apparente, e per la quale aveva chiesto aiuto anche ai sanitari del Cps di Parabiago.
Quel male sordo che ieri mattina l'ha portata a privarsi del bene più caro che aveva, senza forse rendersene realmente conto. Quando il giudice ha cercato di interrogarla, per tre ore, inebetita, è rimasta a fissare il muro ospite di una realtà che non era della vera Marcella. «La loro era una famiglia normalissima e non c’era nessun problema né di lavoro, né con il marito» ha spiegato il tenente dei carabinieri Michela Pagliara. Increduli anche i vicini che hanno ceduto alla tragica realtà, soltanto quando sono arrivati i cronisti e le telecamere. La donna e il marito, entrambi originari della zona, secondo un vicino erano veramente una bella coppia.
«Proprio una bella famiglia - racconta -. Da quando abitano qui non li ho mai sentiti litigare. Anzi domenica li ho visti che giocavano insieme con il bambino davanti a casa». Marcella non frequentava molto Parabiago; quando si muoveva fuori casa, lo faceva sempre in compagnia del marito e del piccolo Lorenzo. «Persone gentili e riservate, che vivevano una per l'altra». Insomma, in apparenza, una vita familiare serena. La donna lavorava come impiegata in un'azienda brianzola e recentemente si era presa qualche giorno di ferie. Sapendola affetta dalla depressione, la mamma si alternava con lei per la cura del bambino. Ed è stata proprio la nonna di Lorenzo a intuire il pericolo ieri mattina, sentendo il telefono squillare a vuoto, e sapendo che in casa ci dovevano essere la figlia e il nipotino. Quando è arrivata purtroppo era già tardi: i soccorritori hanno tentato disperatamente di rianimare il bimbo, che però aveva ormai smesso di respirare tra le braccia della mamma sotto choc. Marcella, dopo l'inutile apparizione di fronte al magistrato di turno, è stata ricoverata nel reparto di psichiatria dell'ospedale di Niguarda. A suo carico pende l'accusa di infanticidio.
«Abbiamo saputo della tragedia verso mezzogiorno – racconta un'altra vicina -; non riusciamo a immaginare che quella ragazza così carina e gentile abbia potuto farsi del male, uccidendo quanto di più caro aveva al mondo». Già, perché quelle poche parole che scambiava nei momenti sereni con gli altri condomini, avevano sempre come soggetto il piccolo Lorenzo. Difficile ipotizzare cosa abbia fatto scattare, improvvisa, la molla del dramma.
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