Picozzi racconta i serial killer

da Milano

L'appassionato di poker che lascia, sui cadaveri delle vittime, una carta da gioco. L'infermiera che, anziché alleviare le pene dei pazienti, gliele solleva per l'eternità. Sono i serial killer su cui punta Linea d'ombra, da domani su Raidue in seconda serata. Otto puntate con ricostruzioni da cinema, immagini inedite, documenti segreti, interviste a detective. «Più del come, ci interessa il perché - spiega il criminologo e conduttore Massimo Picozzi -; gli spettatori devono capire com'è possibile che una persona, che fino a poco prima ha vissuto una vita normale, all'improvviso si trasformi in un mostro». Picozzi, già conduttore di Serial Killer su Italia 1, ha affrontato come criminologo molti di questi soggetti: «Ho periziato Sonja Caleffi, l'infermiera angelo della morte - racconta -; con Michele Profeta, il killer delle carte da gioco, ho scambiato sms fino a poco prima di scoprire che fosse l'assassino. Ho anche cercato di evidenziare i loro deliri, venuti a galla nelle confessioni. Per Jeffrey Dahmer, il cannibale di Milwaukee, sono andato in America e ho interpellato il suo psichiatra». Assomiglierà a programmi già visti? «Lo stile mi pare una novità rispetto al romanzesco Blu notte del mio amico Lucarelli e all'appassionante ma statico scenario di Franca Leosini. Noi trattiamo casi già risolti, non facciamo un totocolpevole come avviene per gli omicidi di Perugia o Garlasco».

«Linea d'ombra è un programma sperimentale e tutto italiano», interviene il vicedirettore di Raidue Pasquale D'Alessandro. «I telespettatori di Raidue - conclude Antonio Marano, direttore di rete - vedono telefilm come Ncis, Criminal Minds e Senza traccia. Questo programma è su misura per loro».

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