Da Di Pietro a D’Avanzo, gli anti-investigatori

Roma«Superficiale parlare di omicidio» per la morte del transessuale Brenda. Così parlò Antonio Di Pietro, lo Sherlock Holmes che guida il trattore. Avete presente quella vignetta dove un uomo giace con un pugnale nella schiena e il poliziotto dall’aria fessa dice: «È stato sicuramente un suicidio»? Nel caso della morte di Brenda non c’è proprio niente da ridere, ma a leggere alcune dichiarazioni di certi protagonisti dello scenario della politica e dell’informazione pare proprio di ritrovarsi in quella vignetta.
L’altra notte Wendell Mendes Paes, trans brasiliano che si prostituisce con il nome di Brenda ed è uno dei protagonisti del torbido scandalo Marrazzo, viene trovato morto. Una storiaccia di sesso, potere e ricatti che lambisce il mondo politico della Capitale come una lingua infuocata che rischia di mandare parecchia gente «che conta» a gambe all’aria. Da quando il caso è esploso Brenda non vive più tranquillo. La sua immagine è su tutti i giornali e appare continuamente in tv. È stato proprio Piero Marrazzo a fare il suo nome. Una decina di giorni fa viene aggredito e gli portano via il cellulare. L’altra notte viene ritrovato nel suo appartamento privo di vita dai vigili del fuoco chiamati dai vicini per un incendio: niente segni di violenza sul corpo. Intorno la classica scena della vittima braccata e in cerca di una impossibile via d’uscita: pillole, whisky e valigie pronte per la fuga.
La Procura di Roma che segue l’inchiesta apre un fascicolo con l’ipotesi di «omicidio volontario». Ma ecco che spuntano i controinvestigatori, in testa il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. Il Poirot di Montenero di Bisaccia che di solito è pronto a vedere il peggio, questa volta appare insolitamente prudente.
«Da ex pm e investigatore mi permetto di dissentire da chi, in queste ore, con molta superficialità e tempestività, ha già dato per certo che il transessuale Brenda sia stata uccisa», attacca Di Pietro, che come prima cosa stronca i suoi ex colleghi che stanno lavorando ad un caso delicatissimo. «Già si sta scatenando la rincorsa per individuare il presunto omicida ed il movente», aggiunge Di Pietro. Rincorsa? Non si chiamavano indagini? O gli investigatori dovrebbero fare finta di niente?
«Ma siamo certi che si tratti di omicidio e non di una tragicissima e personalissima storia di alcol, farmaci e droga che aveva inzuppato il transessuale Brenda, fino a portarla ad una morte provocata da essa stessa? - si chiede Di Pietro, avvalorando la tesi dell’incidente - Faccio questo appello alla cautela perché non vorrei che, ancora una volta, ricerchiamo colpevoli anche quando questi non ci sono. In questo senso anche l’affermazione di quel pm che si sarebbe lasciato sfuggire che si tratterebbe di un omicidio, o non è mai stata resa effettivamente, o è stata anch’essa intempestiva».
Sarà soltanto una coincidenza ma ieri anche un segugio sempre a caccia di colpevoli come il giornalista Giuseppe D’Avanzo su Repubblica sembrava voler avvalorare la tesi del tragico incidente, svilendo la figura dei magistrati che si occupano dell’inchiesta, definendo la Procura di Roma «pasticciona» e criticando la scelta di aprire un’inchiesta «per omicidio volontario». Una scelta, insinua il giornalista, fatta perché con quella imputazione sarà consentita una «invasività investigativa» altrimenti non permessa. Magistrati pasticcioni per Repubblica e superficiali e intempestivi per Di Pietro.

Ma non erano anche loro i paladini dell’indipendenza della magistratura che deve fare il suo lavoro senza essere sottoposta a pressioni indebite?
Aspirante controinvestigatore, infine, pure l’ex pm Luigi De Magistris, oggi nell’Idv con Di Pietro, che confessa: «Se fossi stato ancora magistrato mi avrebbe fatto piacere indagare».

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