da Roma
«Questa storia non può finire così...». Antonio Di Pietro fa cadere la frase a commento di quello che è passato alla storia come lemendamento Fuda. E, per quanto lo riguarda, è pronto a «depositare alla Procura della Repubblica di Roma apposita segnalazione».
Quando? «Be, credo che allultimo dellanno trovo poca gente in Procura. Aspetto. Daltra parte apprezzo molto lintenzione di Prodi di voler accertare i fatti. È uniniziativa che gli fa onore. Aspetto di vedere come procede la sua iniziativa, poi intervengo io».
E a questo punto, il ministro delle Infrastrutture si mostra uomo di buone letture. Parafrasa, infatti, lorazione funebre di Cesare fatta da MarcAntonio, così come lha riportata Shakespeare: ...e Bruto è uomo donore.
«Il mio intervento - precisa Di Pietro - è in difesa del governo e della maggioranza. In questa vicenda governo e maggioranza sono la parte lesa. In una truffa, il truffato è la vittima. E in questo caso, governo e maggioranza sono vittime di una truffa operata da qualcuno che ha sfruttato la buona fede. Si deve distinguere fra chi ha commesso un reato da chi lo denuncia. Per questo non può finire qui...».
E il ministro è pronto ad andare in Procura. Pronto a fargli compagnia anche Nello Formisano, il senatore dellItalia dei Valori che - secondo gli atti - ha firmato il famigerato emendamento Fuda; anche se ha poi precisato che il suo nome è stato aggiunto a sua insaputa.
In una dichiarazione alle agenzie, il titolare delle Infrastrutture chiede al presidente del Consiglio e a quello della Camera di avviare «accertamenti interni» per individuare «la persona che ha inserito il falso comma allinterno del maxiemendamento e il mandante delloperazione».
Pronta la reazione dello staff di Bertinotti che ricorda al ministro come la norma sia stata inserita al Senato e non alla Camera, bocciata perché «inammissibile per materia».
In questo clima di caccia al ladro, cioè di chi ha ispirato e inserito lemendamento Fuda nel maxiemendamento del governo, Maurizio Gasparri (An) offre la sua versione. «Il senatore Fuda, daccordo con i suoi referenti calabresi che ogniqualvolta sono in difficoltà, stranamente, rivelano presunte minacce di morte, aveva subordinato il suo voto che poteva risultare decisivo, allinserimento in Finanziaria dellemendamento salva ladri».
Lex ministro delle Comunicazioni, poi, spiega che: «Prodi e Padoa-Schioppa conoscevano nei dettagli le norme inserite nel maxiemendamento stilato al ministero dellEconomia. La verità - conclude - è che siamo governati da un pugno di spregiudicati: cercavano limpunità per i loro amici e hanno aumentato con la Finanziaria le tasse per tutti. Oneri ai cittadini e benefici ai corrotti. Questa è lItalia di Prodi».
Rincara la dose Chiara Moroni di Forza Italia. «Comè possibile governare seriamente un Paese e non essere in grado di rintracciare chi ha inserito un comma nella Finanziaria? LItalia ha bisogno di un governo serio e non di un circo. Siamo in presenza di unarmata brancaleone senza regole». E commenta: «Di Pietro in Procura? Siamo al cabaret».
Immediata la replica del ministro delle Infrastrutture. «La destra straparla come le cornacchie. Con il precedente governo si facevano leggi ad personam e gli esponenti della Casa delle libertà tacevano, rendendosi complici o correi. Con la mia iniziativa voglio difendere il governo che, con senso di responsabilità e immediatezza, ha provveduto a cancellare» con decreto la norma sulla prescrizione dei reati contabili.
A Gasparri replica anche Franco Monaco, deputato dellUlivo.
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