nostro inviato a Firenze
Eccolo qui, Antonio Di Pietro: bestia nera dei dirigenti del Pd, di cui ha tutte le intenzioni di cannibalizzare l’elettorato, e idolo del popolo piddìno. Popolo che qualche tendenza masochistica ce l’ha, si sa, e che è stato allevato a pane e manette troppo a lungo per non sciogliersi in ovazioni quando vede spuntare tra i vialetti della Festa democratica il giustiziere di Montenero di Bisaccia.
Arriva e subito fa la lezione agli ospiti: «Invito il Pd a fare come noi di Italia dei valori, che non immaginiamo neanche di sederci a tavola con questo governo, sarebbe come un agnello che si siede a tavola col lupo». Niente dialogo e niente confronto, avverte, tanto meno sulla riforma della giustizia. Perché quella che vuole Berlusconi «è la realizzazione del progetto di Licio Gelli», che va sempre bene. Insomma, è appena sbarcato alla Fortezza da Basso di Firenze, e già l’ex pm insinua il pesante dubbio che il Pd sia in preda alla sindrome di Stoccolma, pronto a trattare e cedere alle lusinghe del premier. Se non bastasse fa anche dell’ironia sullo stato del principale partito di opposizione: un esponente locale del Pd gli contesta la «parola mancata», visto che si è alleato, si è preso i voti e poi non è entrato nel gruppo comune al Parlamento, come aveva promesso e sottoscritto. «Ma io un gruppo unico lo farei ben volentieri - replica lui senza fare una piega - solo che vorrei capire con chi: i giornali mostrano tutti i giorni, anche oggi, che di Pd non ce n’è uno ma tanti, e ognuno è occupato a tirare la giacchetta all’altro. Avrei bisogno di sapere con chi devo parlare, prima di decidere di dialogare: ci vuole chiarezza sulla leadership».
Con grande lungimiranza, gli organizzatori della Festa hanno scelto - per fronteggiare il ciclone Di Pietro e i suoi potenziali danni in casa Pd - Rosi Bindi. L’ex ministro è l’unica per verve polemica, popolarità e affinità populistiche a poter tener testa all’ex pm. E la Bindi segna subito la differenza tra il suo partito e quello di Di Pietro: «Lui vuole rassicurare una minoranza aggressiva. Noi vogliamo conquistare la maggioranza degli italiani. Sono due obiettivi molto diversi». Troppo per stare insieme, sembrerebbe. Eppure, ricorda Di Pietro, a stare insieme «siamo costretti». E in vista delle tornate elettorali dell’anno prossimo avverte Veltroni & Co.: «Vi siete posti il problema di come arrivare al 51 per cento? Pensateci, perché qui si rischia di perdere persino Firenze e Bologna». Brividi in platea, Bindi replica senza falsi ottimismi. «Il problema è serio. E il realismo ci impone di lavorare alla ricostituzione del centrosinistra, perché come è stato chiarito “vocazione maggioritaria” non vuol certo dire solitudine: quella non ce la possiamo permettere». Una nuova alleanza di centrosinistra, dunque, ma con chi? E il quadro che traccia la Bindi è fosco: «Con Rifondazione, soprattutto dopo il congresso, i rapporti sono molto difficili. Con Di Pietro, come si è visto, lo sono altrettanto. Quindi siamo in una situazione complicata». Quanto alle speranze di alleanza con l’Udc, è drastica. «Chi ne parla forse sa qualcosa che io ignoro. Perché a me pare che l’Udc sia molto più impegnato ad alzare il prezzo per collaborare con Berlusconi che a dialogare con noi... ».
Sul referendum anti-lodo Alfano Di Pietro si lamenta perché il Pd diserta la trincea contro Berlusconi e le sue leggi ad personam. Ma il Pd prende le distanze: «Di Pietro sa bene - dice Bindi - che il problema dei referendum è il quorum: li abbiamo persi tutti, così. E rischiamo di metterci sulla strada di un’altra sconfitta che servirebbe solo a dimostrare che Berlusconi ha conquistato le menti e i cuori di questo Paese». A Di Pietro non pare vero e intona il suo Bella ciao. «Se ai tempi del duce chi faceva la Resistenza si fosse preoccupato del quorum, non ci sarebbe stato neanche un partigiano», tuona. E poi bastona l’opposizione debole del Pd, e i pericolosi cedimenti al nemico: «Se Alemanno chiama c’è chi risponde (Amato, ndr), e non mi pare una cosa buona. Su Alitalia vedo esponenti di primo piano anche di governi del centrosinistra che finiscono a fare i capicordata con Berlusconi». L’ex pm confonde Fantozzi con Colaninno, ma poco male: la platea applaude lo stesso, «mai dialogo con Berlusconi» gridano dal fondo.
Di Pietro litiga con la Bindi, la base Pd applaude
Il leader Idv incalza il partito da Alitalia alla giustizia e la folla grida: "Mai dialogo con Berlusconi". L'ex pm: "Siamo costretti a stare insieme, o perderemo anche Firenze e Bologna"
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