Di Pietro suggerisce a Borrelli: sulla Juve puoi decidere subito

Carmine Spadafora

«Credo che per alcune realtà, tra cui purtroppo anche la mia Juve, la materia è sufficientemente istruita, per poter decidere non in 15 giorni ma subito». Ad affermarlo è il ministro delle Infrastrutture, ed ex pm d’assalto di Mani pulite, Antonio Di Pietro, che a margine di una conferenza, ha così risposto a chi gli chiedeva se fosse realistico il termine di 15 giorni per poter chiudere l'inchiesta su calciopoli. «Io credo che si possa davvero dare un messaggio forte in pochi giorni anche se l'archiviazione della pratica richiederà più tempo. Conosco come lavora Borrelli e si comporterà come sempre, cioè come quando faceva l'altro mestiere più delicato. Allora avevamo praticato i cosiddetti stralci: man mano che emergevano fatti, si procedeva al rinvio a giudizio».
«In quest'ottica - ha proseguito Di Pietro - credo che la migliore soluzione possa essere quella in base alla quale per il futuro si stabiliscano delle regole per avere più trasparenza e meno conflitto di interessi. Occorre però procedere immediatamente per fatti acclarati laddove si è trovato il mariuolo con le mani nella marmellata e laddove, invece, c'è da vedere se quello che è stato beccato con le mani nella marmellata, le mani gliele hanno messe a forza, come dice Diego (della Valle, ndr) oppure le ha messe perché gli conveniva, come dice qualcun altro. Lì serve un po’ più di istruttoria».
Sono intanto proseguiti ieri a Roma gli interrogatori dei pm Luca Palamara e Cristina Palaia, nell’ambito dell’inchiesta Gea, sulla cosidetta «combriccola romana» dei fischietti, ossia la presunta influenza che alcuni arbitri avrebbero subito da esponenti della Gea. Sentiti l’ex arbitro Mario Palmieri, dismesso dalla Can tre anni fa dagli allora designatori Bergamo e Pairetto. «Allora ho prima subìto e poi accettato quella decisione» le dichiarazioni di Palmieri dopo due ore di audizione. «Si parlò di motivi tecnici, ma anche di una incompatibilità di carattere coi due designatori. Posso solo dire che mi reputavo un buon arbitro. Certo è che non mi sarei mai aspettato tutto quello che è uscito in questi giorni, anche se ritengo la classe arbitrale, e siamo in migliaia, formata da persone oneste, anche se può esserci qualcuno che sbaglia». Sentito per un’ora anche Davide Baiocco, ex Perugia, ora al Catania. Il suo contratto fu sequestrato dalla Finanza nella sede Gea ed è ora stato sentito sul passaggio della sua procura sportiva dall’ex agente Gianni Allegrini ad Alessandro Moggi, dopo che nel gennaio 2002 si trasferì dal Perugia alla Juventus. «Quella di passare alla Gea, con cui peraltro non ho più rapporti, fu ai tempi una mia libera scelta», il commento di Baiocco.
A Napoli è stato interrogato dai pm Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci che conducono il filone napoletano dello scandalo del calcio, l’arbitro Marco Gabriele, indagato insieme ad altre 40 persone. Il fischietto è arrivato al Palazzo di giustizia verso le 16 e se ne è andato alle 19,30 accompagnato dagli avvocati Luigi Tuccillo e Gaetano Scalise.

«Abbiamo fornito ai giudici elementi oggettivi importanti. I magistrati decideranno se approfondire gli elementi forniti durante l’interrogatorio», la dichiarazione all’uscita dell’avvocato Tuccillo. Oggi tocca al presidente della Lazio, Claudio Lotito.

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