Pietro Piller Cottrer è un grande, uno che non tradisce, uno che al momento giusto c'è sempre, pronto a dare e a raccogliere il massimo... o quasi! Bronzo, non oro come forse aveva sperato, ma quando gli arrivi sono affollati Pietro non ha mai grandi speranze. Gli è andata bene che dalla lotta finale per il podio si sia autoescluso per una caduta il norvegese Northug, altrimenti per il sappadino poco sprinter avrebbe potuto arrivare un amarissimo quarto posto. Avanti così, la sorte continua a sorridere al fondo azzurro, dopo l'oro nella sprint a coppie ecco il bronzo in combinata di Pietro che eguaglia il suo risultato ai Giochi 2006, che gli fa rialzare la testa dopo un inverno difficile, che lo carica a dovere per le prossime gare, soprattutto la 15 km a tecnica libera di mercoledì in cui dovrà difendere il titolo vinto due anni fa.
Grande Pietro, intelligente a restare nel gruppo senza sprecare troppe energie nella prima parte di gara, 15 km a tecnica classica che non è certo la sua preferita, bravissimo a mettersi davanti dopo il cambio degli sci, quando tecnica e percorso sono cambiati. Lui pattina bene come pochi, sembra non fare mai fatica, la sua sciata è leggera e morbida, quando scatta o finge di farlo gli avversari tremano, ma in una gara così lunga andare in fuga sarebbe stato un suicidio e così lui è rimasto con gli altri, sperando che l'andatura sostenuta degli ultimi chilometri ne avesse sfiancato più d'uno. A rendere tutto ancora più duro ci ha pensato il vento, mentre la neve molle ha provocato molte cadute. Pietro ha gestito tutto con grande calma, era da mesi che soffriva in silenzio, ma ancora una volta al momento giusto ha saputo stare davanti: «Sono contento perché ho fatto grandi sacrifici. È stata una bella rivincita sulla sfortuna. L'oro nella team sprint mi ha caricato, è come se le Olimpiadi di Torino non fossero ancora finite!».
E non da poco deve essere stata la soddisfazione di Piller Cottrer nel sapere che uno dei rivali più odiati e più sospetti, il russo olimpionico della combinata Evgenj Dementiev, era stato escluso dalla gara per l'emoglobina troppo alta. Pietro è finito alle spalle della coppia tedesca Teichmann-Angerer, staccato di 9 decimi, proprio come a Pragelato nella 50 un anno fa, quando in volata batté Giorgio Di Centa, ieri 11° ma ugualmente felice perché prima del via gli avevano detto che era nato William, il suo primo figlio maschio dopo tre femmine: «Non vedo l'ora di vederlo e vorrei portargli come regalo una bella medaglia» ha detto il campione olimpico della 50 km, definito dal Dt Albarello «un diesel cui serve tempo per riscaldarsi». Come dire che nelle prossime gare Giorgio dovrebbe svegliarsi e salire sul podio.
Oggi, con partenza alle 6.
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