da Palermo
«Sento dentro un grande dolore, avrei voluto salvarli tutti. Non c'erano alternative. Non sono stato bravo perché ci sono stati troppi morti. E io sono disperato».
Così il comandante dell'Atr 72, precipitato al al largo di Palermo, ha risposto al primario del reparto di Rianimazione dell'ospedale civico di Palermo, che gli aveva fatto i complimenti per la manovra di ammaraggio con cui è riuscito a salvare 23 passeggeri.
Le condizioni del comandante, Chefik Gharbi, che ieri è stato trasferito nel reparto di chirurgia plastica, sono migliorate. Il pilota ieri è stato anche ascoltato dal Procuratore Pietro Grasso e dal sostituto Marzia Sabella, con i quali ha ricostruito le fasi precedenti all'ammaraggio: il blocco del primo motore, la richiesta di un atterraggio d'emergenza all'aeroporto di Punta Raisi, poi il blocco del secondo motore, fino al disperato tentativo di ammaraggio e il tremendo impatto con l'acqua che ha fatto spezzare l'aereo in tre tronconi. «Il primo a creare problemi - racconta - è stato il motore numero 2. Allora ho fatto chiamare il meccanico che si era imbarcato con noi a Bari». «Il tecnico nordafricano era seduto tra i passeggeri - ha chiarito il primo pilota -, lui è venuto nella cabina, si è seduto su uno dei tre sedili e ha cominciato ad armeggiare per cercare di capire che cosa stava succedendo. Il tunisino era lì con noi anche quando il secondo motore si è bloccato. A questo punto, ho perso l'auto pilota e non ho avuto più il controllo dell'aereo. Ho visto davanti a me le montagne di Palermo e ho capito che potevamo schiantarci. Così ho capito che l'unica cosa che potevo tentare era l'ammaraggio».
«Avrei voluto salvarli tutti» ha ripetuto ancora, quasi in lacrime Chefik Gharbi.
E ieri al Civico di Palermo è arrivato l'ambasciatore tunisino in Italia, Mansour Habib: «È un dolore condiviso tra due popoli», ha detto detto uscendo dal reparto di prima rianimazione dove ha visitato il comandante dell'equipaggio dell'Atr 72, il vice e i passeggeri superstiti.
«Sono momenti di raccoglimento alla memoria delle vittime - ha detto l'ambasciatore - è un momento di compassione per condividere il dolore delle famiglie delle vittime».
Il pilota: «Non sono stato abbastanza bravo»
La disperazione del comandante tunisino: «Avrei voluto salvarli tutti, ci sono stati troppi morti. Ma non avevo alternative»
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