La Pinacoteca di Brera esce dalla "top trenta" ma i visitatori crescono

Al suo posto entra il Castello Scaligero di Sirmione, peraltro new entry in classifica. Ma nei primi tre mesi del 2009, il museo ha registrato 131mila visitatori, contro i 202mila di tutto il 2008: merito di Caravaggio

Partiamo dalla brutta notizia: i musei italiani hanno perso l’appeal di un tempo. Soffrono il calo di presenze gli Uffizi, i siti archeologici di Pompei ed Ercolano e anche dalle nostre parti le cose vanno male. Secondo i dati del ministero dei Beni culturali riferiti al 2008, diminuiscono del 20% i visitatori del Palazzo Ducale di Mantova e la «nostra» Pinacoteca di Brera - la stessa che conserva la «Cena di Emmaus» di Caravaggio, il «Cristo Morto» del Mantegna, la «Sacra Conversazione» di Piero della Francesca, «Il Bacio» di Hayez - esce addirittura dalla top 30 dei musei italiani più visitati. Al suo posto entra il Castello Scaligero di Sirmione, peraltro new entry in classifica. Incassato il colpo, veniamo alle buone nuove. Ce le fornisce Sandrina Bandera, soprintendete e direttore della Pinacoteca di Brera: nei primi tre mesi del 2009, il museo ha registrato 131mila visitatori, contro i 202mila di tutto il 2008. Merito di Caravaggio e della mostra, da poco conclusa, che per la prima volta ha posto l’uno di fronte all'altro la «Cena in Emmaus» conservata alla National Gallery di Londra e quella, di pochi anni successiva, custodita a Brera. Il recente restauro de «Lo sposalizio della Vergine» di Raffaello, altro fiore all'occhiello di Brera, ha poi fatto registrare un ulteriore interesse dei visitatori. «L’obiettivo del 2009 è di aumentare di 150 mila unità il numero dei visitatori», auspica la soprintendente che non ama le classifiche «dove si confrontano realtà diverse tra loro». Torniamo a Brera, dove da martedì un’altra mostra, «La sala dei paesaggi», proseguirà le celebrazioni del bicentenario: per essere all’altezza degli standard internazionali deve ancora migliorare il sistema di prenotazioni (indispensabile per chi arriva dall'estero) e i servizi (mancano il guardaroba, un punto di ristoro, un bookshop adeguato). «Brera è una macchina di 170 persone, con funzionari che fanno di tutto, dall’organizzazione all’ideazione delle mostre: è dura. Abbiamo creato un ufficio comunicazione e uno per le mostre, e i custodi stanno prendendo lezioni di inglese. Mancano i fondi per fare di più.

- conclude Bandera - Per i cosiddetti servizi aggiuntivi, siamo legati a un contratto stilato 8 anni fa con Civita, ma spero che il programma del bicentenario sia un investimento per far meglio conoscere Brera e per attirare sponsor privati». L’appello è lanciato.

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