B ravi i tecnici della McLaren a lasciar credere che, allultimo momento, avrebbero estratto dal cilindro di Budapest la loro brava «shark-fin» (in aerodinamica si chiama deriva; ma anche in Inghilterra, ormai, cresce il numero degli ignoranti), mentre, in realtà, stanno trafficando - benissimo - sul motore e sua gestione. Anzi, appena i solerti ispettori tecnici della Fia-Tv se ne accorgeranno, scoppierà un nuovo scandalo.
Tutto questo, però, allo stato attuale, può essere ignorato se, ancora una volta, la Ferrari, a vettura leggera (Q2), è più rapida della diretta avversaria (Massa in 119068; Hamilton in 119376) dello 0,39 %, per finire in Q3 con un ritardo opposto, pari allo 0,36%. Cioè percentuali del tempo sul giro con cui si vince o si perde. Oppure, più di 50 kg di carico, su una pista da oltre 0,04 per chilo di aggravio, o una quindicina di chili in meno per il matricolato «leader» della McLaren, con quattro giri di prova risparmiati.
Non si capisce dove i tecnici di Maranello vogliano andare, con i piloti che si ritrovano e con un «trend» del tutto negativo negli ultimi gran premi. Non cè niente da fare: con un Hamilton più leggero in partenza e motoristicamente meglio attrezzato, non esistono possibilità di dialogo. Specie considerando che le gomme non lasciano spazio alle strategie. Qualcuno potrebbe anche chiedersi perché la Bridgestone abbia modificato così decisamente le «super soft», che, sul terreno ungherese, non servono nemmeno per strappare una «pole» e che creano imbarazzo per lultimo «stint». La risposta sta nel possibile abbassamento delle temperature ambientali, anche se, nei miei ricordi, la calura di Budapest è stata storica.
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