PINO DANIELE «Presente e passato legati dal mio blues»

Il cantautore napoletano martedì al teatro Smeraldo

Qualche fan non è riuscito a seguire i mille rivoli sonori delle sue contaminazioni; in compenso lui se n’è guadagnati molti altri e rinnova i fasti della sua lunga carriera con l’album Il mio nome è Pino Daniele e vivo qui (a due anni dal disco precedente e con la collaborazione di Giorgia, Peter Erskine, Tony Esposito) e la conseguente tournée Il mio nome è Pino Daniele e suono qui che martedì arriva al Teatro Smeraldo.
Anche lei non si ferma mai: chi glielo fa fare?
«L’amore, la passione e il demone del blues. Non potrei vivere senza musica, se smettessi per me sarebbe finita».
A proposito di blues, qualcuno la accusa di averlo tradito.
«Il blues è l’elemento portante della mia vita. Sul computer ho tutti i brani di Robert Johnson; naturalmente ho adattato il blues al mio mondo. Ho cantato cose come I so’ pazzo, ho unito il blues al dialetto in un determinato contesto sociale, e a quel tempo sono stato la voce di una generazione partenopea e meridionale in genere. Ora viene fuori tutta la mia latinità, il mio spirito mediterraneo, i suoni del mondo».
Quindi non ha nulla da rimproverarsi, nulla da farsi perdonare.
«Perché mai? Ho allargato gli orizzonti della nostra musica e ho sempre fatto ciò che ho voluto senza seguire le mode e le tendenze. Mi vanto di non fare mai ciò che mi si chiede se non ne sono completamente convinto».
Quindi anche se viene da pubblico o critica.
«Io ho il massimo rispetto per i fan e per chi mi giudica, non per chi è in malafede. Oggi la musica è troppo soggetta alle mode, al mercato, a personaggi strani. Qualcuno un giorno ha detto: gli stupidi sono recuperabili, gli invidiosi no. E così la penso anch’io».
Tornando alla musica, lei è stato tra i primi a subire le suggestioni etniche.
«Napoli è un crocevia di culture, di sapori e profumi cui è difficile resistere. Da lì ho imparato a conoscere le suggestioni del Mediterraneo, poi dell’Africa, dell’Asia e a trasformarle in canzoni. Io penso che la vera musica non possa prescindere da un incrocio tra jazz, blues e melodia».
E il pop?
«È grande, ma è soprattutto un fenomeno di costume».
Nostalgia del passato?
«No, io non guardo al passato. Lo metabolizzo, è il mio bagaglio di cose vissute. Ogni giorno costruisco il domani. Suonare la chitarra mi aiuta a trovare la mia disciplina interiore».
Il concerto come sarà?
«Da vedere, lo trovo la migliore rappresentazione della mia estetica.

C’è tutto Pino Daniele; un po’ acustico ed un po’ elettrico, una scelta dei migliori brani della mia carriera da Napule è ai pezzi nuovi. E ciascuna delle due parti sarà chiusa da un blues: la prima da Blues del peccatore dal nuovo cd e la seconda da Yes I Kwow My Way degli anni Ottanta. Per legare presente e passato».

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