Piomba con l’auto sulla folla alla fermata del bus: morta una donna, due ferite

RomaCassia, Roma, ore 7. Una Golf azzarda un sorpasso. La velocità è elevata. Il conducente, un giovane di 29 anni, tamponata una Micra, perde il controllo dell’auto che va in testacoda e si schianta addosso a una fermata dell’autobus, travolgendo le persone che erano lì in attesa. Tutto in un lasso di tempo troppo breve per provare a cercare riparo. L’impatto è violento. A terra una signora di 59 anni. È una filippina, impiegata come domestica. Morta sul colpo, giace in una pozza di sangue. Investita anche la sorella, sottoposta ieri a un delicato intervento neuro-chirurgico. Le sue condizioni restano gravi. Ora è in rianimazione.
Se l’è cavata con poco, invece, l’altra donna coinvolta nell’incidente. Incinta, dell’Est europeo, per lei giusto qualche graffio, contusioni, e un brivido di paura. Salvi gli altri: alla fermata c’erano in tutto una dozzina di persone. Subito dopo lo schianto l’uomo al volante è sceso dalla macchina. Illeso. Le mani nei capelli. La morte negli occhi. Secondo i primi test cui è stato sottoposto era sobrio. «Mio figlio non beve», ha detto la madre più tardi. «È un bravo ragazzo», balbettava sorretta dalle figlie. Per il giovane automobilista, da quanto si è appreso, l’accusa sarà di omicidio colposo. Disperato il figlio della colf rimasta uccisa. «Adesso come faccio? Ho già perso mio padre e ora sono rimasto solo con la mia sorellina di 17 anni», queste le parole del ragazzo ancora sotto choc. A lui è andata la solidarietà dell’assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma Sveva Belviso. Diversi commercianti sono accorsi fuori dai loro negozi in seguito all’incidente per sincerarsi della situazione: «Abbiamo sentito un botto violento, la Golf doveva andare piuttosto forte». «Vergogna», ha urlato qualcuno dalla folla. Presenti anche alcuni conoscenti della vittima che abitava in un palazzo vicino. Ed è ancora polemica. In tanti ripetono che quella è una fermata pericolosa: «Qualche anno fa si era già verificato un episodio del genere». Di avviso contrario la società che si occupa dei trasporti Trambus: «Rispettate tutte le norme di sicurezza».
Intanto la mente corre indietro nel tempo. Nella capitale d’incidenti simili a quello avvenuto ieri sulla Cassia ce ne è stato più d’uno. Fiumicino, 26 febbraio 2008: due auto che procedono al doppio della velocità consentita travolgono e uccidono cinque persone, due donne e tre bambine, ferendone altre nove. Stavano tutti aspettando l’arrivo del pulmino in via della Muratella. Acilia, 5 novembre dello stesso anno: un nomade di 26 anni con diversi precedenti penali alle spalle guida sotto l’effetto di alcol e droghe e investe la bellezza di 13 persone, facendole saltare in aria neanche fossero birilli. Alcuni di loro, fra cui un ragazzo di 14 anni che attendeva il bus per andare a scuola, riportano lesioni gravi.

Il nomade scampa al linciaggio e, nel maggio scorso, viene condannato a tre anni di reclusione. Se facciamo la somma salta fuori così che dal 2008 a oggi sono morte alla fermata dell’autobus cinque persone, mentre i feriti toccano quota 22. Dopo ieri, però, l’orrida lista si è ulteriormente allungata.

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