Pionati: "Al premier serve un colpo d'ala contro il Polo dei miracolati"

Il leader dell'Adc: lanci un nuovo programma e una nuova classe dirigente

Roma «Berlusconi deve tornare a essere l’innovatore che è sempre stato, deve alzare il livello dello scontro. Non deve badare alla minutaglia di tutti i giorni ma alzare la testa e recuperare con il Paese quel rapporto che è sempre stato la sua forza. Non è da lui tirare a campare, trovare soluzioni di giornata, mettere continue pezze alle falle che si aprono ogni giorno». In vista del possibile strappo di Gianfranco Fini, che aprirebbe nuovi scenari politici nel centrodestra, una voce a suo modo originale è quella di Francesco Pionati, deputato eletto nelle fila dell’Udc e poi fuoriuscito per fondare l’Alleanza di centro, fedele alleato del Pdl. Che propone un taglio netto con il passato. Ecco come.
Pionati, quindi? Che deve fare Berlusconi?
«Vede, la debolezza strutturale dei suoi avversari è che si propongono come l’innovazione del sistema politico, quando sul piano dell’innovazione sono molto meno credibili di Berlusconi, che è un vero anticipatore e che per questo è stato sempre osteggiato dai poteri forti del nostro Paese. A Berlusconi non si addice un ruolo difensivo di tamponatore, giocando di rimessa finisce per affidare il cambiamento a due nullafacenti come Fini e Casini. Ma come si fa preferire Fini come innovatore a Cota e Zaia?».
Insomma: abbandonare a se stessi Fini e Casini.
«Ma certo. Ormai i due congiurati hanno un accordo che si basa semplicemente sul far fuori Berlusconi, ma nemmeno loro sanno che cosa succederà dopo. Nascerà il terzo polo e sarà il Polo dei miracolati».
Quindi lei non crede a una possibile pax tra Fini e Berlusconi?
«Guardi, se uno sale sul treno per Milano, anche se questo treno va molto piano poi non può aspettare di ritrovarsi a Reggio Calabria. Fini ha assunto un ruolo feroce di oppositore, come si può pensare a un futuro riavvicinamento?».
Ma senza Fli Berlusconi rischia di essere appeso a un pugno di voti.
«Io penso che Berlusconi possa spaccare i finiani, ad esempio sfidandone la componente moderata sul terreno della legalità».
E Casini?
«Casini come Fini è una vecchia volpe della politica, che si muove in Parlamento con abilità consumata. L’Udc chiede le dimissioni di Berlusconi perché sente l’odore del sangue: vede Berlusconi in difficoltà e logicamente non lo aiuta. Per questo quando leggo che nel Pdl circolano ancora appelli all’Udc come quello di Cicchitto mi viene da pensare che il presidente non ascolti sempre le persone più disinteressate, che a volte si faccia condizionare».
Secondo lei la «road map» di Berlusconi quale dovrebbe essere?
«Lui deve ispirare un nuovo progetto politico, deve creare una nuova coalizione di centrodestra fatta di partiti affidabili, lanciare qualche segnale per una nuova classe dirigente come ha fatto la Lega e sfidare i suoi avversari su questi terreni, invece di cercare il pomeriggio di contrastare l’iniziativa da questi presa la mattina. Lui deve dire: ragazzi, abbiamo i traditori in casa, diciamo basta. Io lancio un nuovo programma, una nuova coalizione, una nuova classe dirigente: o vinco o cado».
E se poi cade?
«Ci sono due strade che portano alle urne: o subito o tra un po’ di tempo, dopo un governo tecnico non troppo breve».
Ohibò, il tanto bistrattato governo tecnico...
«Guardi, tutti lo demonizzano e anche io lo considero un elemento poco democratico. Però Berlusconi avrebbe solo da guadagnare ad affidare a questi quattro pagliacci che non si mettono d’accordo su nulla il timone del Paese in questi gravi momenti di crisi. Un governo tecnico avrebbe su Berlusconi lo stesso effetto che ha avuto Prodi, vale a dire rimetterlo in sella».


E una volta in sella, il nuovo centrodestra come sarebbe composto?
«Ci sarebbero due cannoniere come Pdl e Lega, e due forze minori come noi di Alleanza di centro e la Destra, a dare fastidio e togliere i voti rispettivamente all’Udc e alla Destra».

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