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Piovono 11 milioni Rossi resta in Yamaha «È un team magico»

Andrea Fanì

«Sono molto contento». Lui lo è sempre. Valentino Rossi, il campione, il supermegaultracampione è sempre contento. Da ieri, dice lui, ancora di più.
«Sono molto contento di poter annunciare che il mio rapporto con la Yamaha continua». La dichiarazione del pilota pesarese è arrivata nella serata di ieri, improvvisa come i suoi sorpassi. Rossi, Yamaha, 2006: ancora insieme. Ma come, Vale corteggiato dalla Ducati e dallo sponsor Philip Morris (che produce la Marlboro)? Niente da fare. Ma come: la maxiofferta di 15 milioni per correre con quella moto rossa come la passione (e poi vuoi mettere «un Rossi sulla Rossa», titolo già pronto su tutte le prime pagine)? Niente da fare. Rossi ha parlato, Rossi ha deciso.
Ha deciso di andare avanti con la casa giapponese con cui ha vinto il titolo 2004, con cui vincerà il titolo 2005, con cui proverà a vincere pure il mondiale 2006. Perché: «Lo scorso anno è stato magico, vincere la mia prima gara con la Yamaha e poi vincere il mondiale – ha spiegato Rossi –. Ho un rapporto fantastico con la casa e il team, che ha lavorato duramente per rendere la M1 competitiva». Serve altro? No: «Questo è sufficiente per spingermi a decidere di restare un altro anno con la Yamaha». Restare, ma non restare fermi. Perché Rossi punta ai trionfi, a migliorarsi sempre, a non fermarsi mai. E allora meglio «accontentarsi» dell’ingaggio giapponese piuttosto che accettare l’offerta economica più alta – ma, al momento, tecnicamente meno affidabile e vincente – del team Ducati. Fiducia ai giapponesi, quindi, ma solo per una stagione. Lo aveva detto il pesarese, era il 21 giugno scorso: «Il mio futuro è nelle moto, in Formula Uno non andrò mai. D’ora in avanti, però, firmerò solo contratti annuali». Detto fatto, per cercare in ogni stagione il miglior offerente, se non economico, almeno tecnico. Non è detto che Vale non decida, un giorno, di salire su quella Ducati che ieri ha rifiutato.
L’eco alla soddisfazione del pilota è arrivata «dall’ufficio politico» del suo team. Lin Jarvis di mestiere fa il direttore generale di Yamaha Motor Racing. Eccolo: «Dopo aver annunciato l’ingaggio di Valentino Rossi nel 2003 – era il 10 novembre, ndr – abbiamo avuto una prima stagione meravigliosa con lui. Ora stiamo vivendo un’altra annata di grandi successi». Ma c’è dell’altro, oltre il gusto della vittoria, oltre il trionfo: «Quest’anno è veramente speciale perché celebriamo il cinquantesimo anniversario della Yamaha. Speriamo che i nostri sforzi vengano premiati dalla conquista di un secondo titolo mondiale per Valentino e il nostro team». Jarvis si nasconde dietro un dito: anche le pietre sanno che Rossi ha già in tasca il suo quinto titolo nella classe regina. Ancora: «Siamo ovviamente felici di avere Valentino con noi ancora per un anno. La collaborazione con lui è un elemento chiave per la nostra crescita».
Capitolo soldi. Detto che Vale ha rinunciato ai 15 milioni offerti dal binomio Ducati-Philip Morris, il nuovo ingaggio sarà di poco superiore al vecchio. Rossi guadagnava 13 milioni (10.4 dall’Altadis, gruppo iberico produttore di sigarette, 2.6 dalla Yamaha) a stagione, più 10 milioni dagli sponsor (3 dalla Peroni, 7 da Telecom, Dainese e Agv): lo «stipendio» Altadis, pubblicità esclusa, passerà a 11 milioni (non è ancora nota la cifra Yamaha). Appena 600mila euro in più. Non è una questione economica ad aver spinto Rossi al rinnovo, quanto tecnica: la M1, grazie al suo talento, è ora molto competitiva. Sarebbe un suicidio sportivo cancellare tutto.
Ma nel 2006 se ne riparla.

E ripartire da zero, al «dottore», non ha mai fatto paura.

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