Cronaca locale

Via Piranesi, l’arte entra nei Frigoriferi

Inaugurato l’Open Care Cafè. Nello storico palazzo del ghiaccio saranno creati spazi per mostre e laboratori

Raffaella Patruno

Un «Caffè» diventa simbolo di trasformazione architettonica: ieri mattina, infatti, in via Piranesi 10, è stato inaugurato il nuovo Open Care Cafè che non è uno dei tanti locali di intrattenimento milanese. Non è solo, cioè, un ristorante, nemmeno solo un bar ma, piuttosto, un’anticamera fisica di ciò che diventerà lo storico Palazzo dei Frigoriferi. L’Open Care Cafè si inserisce in un generale progetto di riqualificazione dell’ex Palazzo dei Frigoriferi Milanesi in trasformazione verso la sua prossima metamorfosi, tutta legata all’arte: da oggetto introverso a edificio urbano che «dialoga» con la città.
Ed è proprio l’Open Care, prima società di servizi integrati per la conservazione, la valorizzazione e la gestione del patrimonio artistico a guidare la riconversione della struttura. Si tratterà di una specie di clinica dell’arte organizzata in cinque dipartimenti: art consulting, laboratori di conservazione e restauro, caveau, trasporti per l’arte, in uno spazio di oltre 28mila metri quadri.
«Abbiamo salvato un simbolo storico della città di Milano - ha spiegato la società - che rischiava di essere demolito per abbandono». Ma non si è voluto dimenticare la funzione che negli anni passati ha avuto la struttura, con particolare attenzione per il Palazzo del ghiaccio, noto per la pista da pattinaggio tra le più grandi d’Europa.
Strumento e finalità del progetto l’arte, dalla creazione alla conservazione. L’Open Care Cafè è un assaggio di quello che sarà la nuova struttura e, la facciata esterna, ne è già testimone. Il vecchio edificio sordo e colorato è stato movimentato architettonicamente da azzardi estetici: appare colorato e quasi sospeso verso la città, ma diventa «grafico» e monolitico all’interno. Tutta la parte superiore è di un rosso intenso quasi specchiato mentre la parte del basamento, occupata dal Cafè, è trasparente: torna quella duplicità che diventa un passaggio tra la strada e l’interno dell’Open Care. Il taglio netto del volume viene costruito attraverso ritmi pieni e vuoti, che non lasciano percepire lo spazio a doppia altezza che Open Care propone.
Sobrio ed essenziale l’arredamento: un tappeto di legno che racchiude lo spazio della ristorazione sia orizzontalmente che verticalmente; poi in un’estremità un camino intagliato nella parete, che tende a creare un’atmosfera il più possibile domestica e familiare; nell’altra, invece, c’è il bancone del bar, moderno, fatto di legno e acciaio con una visibile macchina del caffè di ultima generazione, per non dimenticare la freneticità urbana.

Lo spazio si compone della somma di due box, dunque, quello trasparente, articolato, vissuto e percepito anche dall’esterno e quello rovesciato, bianco, assoluto scandito da linee e superfici di luci.

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