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Pirati, la nave italiana raggiunge la Somalia Spari contro aereo Usa

Il rimorchiatore italiano ha raggiunto la costa di Lasqorey. E' ancorato al largo di questo villaggio della regione autonoma del Puntland. I pirati: "Americani nel mirino". Colpi di mortaio sparati contro l'aereo di un deputato Usa. Sequestrati due pescherecci egiziani

Pirati, la nave italiana 
raggiunge la Somalia 
Spari contro aereo Usa

Nairobi - Il rimorchiatore italiano Buccaneer con i suoi 16 membri dell’equipaggio presi in ostaggio sabato dai pirati somali ha raggiunto la costa di Lasqorey e si è ancorato al largo di questo villaggio della regione autonoma del Puntland, nel nordest della Somalia. Per il momento non è ancora stato chiesto alcun riscatto.

Raggiunta la costa somala "Abbiamo contattato il rimorchiatore italiano, ha gettato l’ancora nella zona costiera di Lasqorey", ha precisato Abdiweli Ali Tar, responsabile di una società somala di guardacoste incaricata dal governo del Puntland di contrastare la pirateria. I 16 membri dell’equipaggio - dieci italiani, cinque romeni e un croato - si trovano ancora a bordo del rimorchiatore, ha precisato Tar, raggiunto al telefono da Mogadiscio. Lasqorey è situato sulla costa del Golfo di Aden, a circa 110 chilometri a ovest del porto di Bosasso, capitale economica del Puntland. Nell’area è giunta ieri la fregata Maestrale della Marina militare italiana, adesso in attesa di disposizioni da parte dell’Unità di crisi della Farnesina, che opera in coordinamento con la missione dell’Unione europea anti-pirateria "Atalanta".

Aperte le trattative Sì alla trattativa ad oltranza e nessun blitz, se non come ultima, estrema opzione: è questa la linea delle autorità italiane che lavorano ad una positiva soluzione del sequestro dell’equipaggio del Buccaneer. Gli organismi di intelligence italiani hanno mobilitato tutta la loro rete informativa in Somalia per trovare un efficace canale di mediazione. "È quello che si fa sempre all’inizio", spiega una fonte. Nel caso del rapimento dei marinai, però, aggiunge, ci sono alcune "significative peculiarità, due su tutte", destinate ad incidere sul tradizionale modus operandi dei negoziatori. In primo luogo, viene sottolineato, a differenza di altri sequestri, in questo non c’è alcuna incognita su dove si trovino gli ostaggi e i loro sequestratori: la posizione del Buccaneer, grazie ai molti satelliti puntati sul Golfo di Aden, è perfettamente nota alle autorità italiane e straniere che operano nell’area. Secondo: il rimorchiatore ha apparati che consentono un contatto diretto tra i rapitori e i negoziatori e se una mail parte dal Buccaneer (come quella che il primo giorno ha dato l’allarme) non c’è dubbio che il mittente siano i rapitori degli italiani. Di sicuro niente millantatori. Tutto questo rende lo scenario meno complesso, ma non per questo la soluzione della vicenda è più semplice. I pirati, concordano gli organismi di intelligence che si occupano del fenomeno, negli ultimi tempi si sono dotati di sofisticati armamenti e tecnologie che, se da un lato consentono loro di sfuggire ai controlli delle navi militari di mezzo mondo e continuare ad agire, dall’altro rendono particolarmente rischiosa un’azione militare nei loro confronti. In ogni caso, non c’è dubbio che in questa fase tutti, a partire dall’armatore e dai familiari degli ostaggi, siano per la trattativa e per una soluzione negoziale e pacifica.

Maestrale pronta a intervenire La fregata della Marina militare  Maestrale, con 220 uomini a bordo, è "pronta ad ogni evenienza". Da ieri si trova sul posto, insieme alle unità di diversi altri paesi Ue che partecipano alla missione antipirateria Atalanta. Questo significa che, in caso di blitz e secondo la prassi che vuole che siano le forze del Paese interessato ad intervenire, saranno anche i due elicotteri e gli incursori di Marina imbarcati ad entrare in azione, naturalmente insieme e in coordinamento con gli alleati. "La situazione - ammette la fonte - viene analizzata anche da questo punto di vista, ma allo stato non vi è alcuna ipotesi di intervento".

Blitz, liberato il capitano americano Richard Phillips, il capitano americano da cinque giorni ostaggio dei pirati somali nel Golfo di Aden, è stato liberato grazie ad un’operazione militare della marina Usa. Tre dei pirati che avevano preso in ostaggio Phillips, trasferendolo su un gommone dopo il fallito assalto di mercoledì mattina alla sua nave, sono stati uccisi e il quarto è stato catturato. Immediata la risposta del capo dei pirati somali che ha rinnovato le minacce di vendetta per la morte di tre dei suoi uomini e precisa: "Ora gli americani sono obiettivo prioritario". Il tenente colonnello John Daniels, della Quinta Flotta Usa di stanza nel Bahrein, ha spiegato che è stata portata a termine un’operazione militare e precisando che la liberazione è avvenuta alle 12:19 ora locale (le 18:19 in Italia). Secondo la Cnn il blitz è scattato mentre uno dei pirati stava trattando a bordo di una delle navi militari Usa che da mercoledì tenevano sotto controllo il gommone dei sequestratori con l’ostaggio. Phillips ha già potuto contattare la sua famiglia, è stato visitato dai medici e trasferito dal cacciatorpediniere Bainbridge (dove era stato fatto salire in un primo tempo) su un’altra nave militare, la USS Boxer. La notizia che è libero è stata data anche agli uomini della sua nave, la Alabama, giunta a Mombasa (Kenya), e testimoni hanno raccontato di un’esplosione di gioia e di urla di felicità.

La minaccia dei predoni "Questi americani bugiardi hanno ucciso i nostri amici, che avevano accettato di liberare gli ostaggi senza riscatto, ma vi dico che ora ci saranno rappresaglie - ha dichiarato Abdi Garad, capo del gruppo di pirati nel mirino delle unità Usa, all’agenzia France Press -, in particolare daremo la caccia a cittadini americani che viaggiano nelle nostre acque". Garad dice anche che "gli attacchi saranno intensificati, anche molto lontano dalle acque somale, e spero che la prossima volta che ci sarà un ostaggio americano non si aspetteranno da noi alcuna pietà". 

Colpi di mortaio contro aereo Usa I guerriglieri somali hanno sparato oggi colpi di mortaio contro una delegazione americana guidata dal parlamentare Donald Payne che, dopo una visita nella capitale somala, stava ripartendo dall’aeroporto di Mogadiscio. Non vi sono stati feriti. "Un colpo di mortaio ha colpito l’area dell’aeroporto mentre l’aereo di Payne stava per partire e altri cinque dopo il decollo - ha detto Abukar Hassan, poliziotto dell’aeroporto di Mogadiscio - Nessuno è stato ferito". Testimoni hanno però riferito che tre civili sono stati feriti dalle schegge prodotte da un colpo di mortaio caduto vicino alle case. Quella di Payne, 74 anni, democratico del New Yersey è stata la prima visita a Mogadiscio di un importante politico americano dal 1994. L’obiettivo era quello di dicutere con il governo somalo le modalità attraverso le quali la comunità internazionale potrebbe contribuire a stabilizzare la situazione nel Paese devastato dalla guerra civile.

Sequestrati due pescherecci egiziani Due pescherecci egiziani sono stati catturati da pirati somali al largo della costa dell'ex Somaliland britannico, autoproclamatosi repubblica indipendente dalla Somalia nel 1991. Ne ha dato notizia al Cairo l'assistente ministro degli esteri per gli affari consolari Ahmed Rizk. "Il nostro ambasciatore in Somalia ha confermato la cattura da parte dei pirati al largo della Somalia, e più precisamente al largo del Somaliland", ha detto Rizk, citato dall'agenzia egiziana Mena. A bordo dei due battelli si trova un numero imprecisato di marittimi, compreso tra 18 e 24.

La fonte ha aggiunto che il ministero sta mantenendo contatti con tutte le parti che possono essere interessate al rilascio dei marittimi e dei pescherecci.

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