Pirelli, alle banche gli pneumatici per 740 milioni

Via libera del cda alla cessione del 39% della divisione Tyre. Per la holding di Tronchetti Provera margini e fatturato in crescita nei primi sei mesi dell’anno

Maddalena Camera

da Milano

Il gruppo Pirelli ha chiuso il semestre con fatturato, margini e debito in crescita e ha dato il via libera alla vendita del 39% di Pirelli Tyre (terzo produttore europeo di pneumatici) per 740 milioni con cui pagherà la quota della sua controllata Telecom Italia rilevata dalle banche (Intesa e Unicredito) e da Hopa. A luglio Pirelli ha pagato 497 milioni di euro per liquidare la quota di Hopa in Olimpia, società che detiene la partecipazione di riferimento di Telecom Italia (18%). A ottobre è prevista invece l’esecuzione dell’opzione put sulla partecipazione in Olimpia da parte di Unicredito e Banca Intesa, che comporterà per il gruppo Pirelli un ulteriore esborso di circa 1,1 miliardi.
L’intesa con le banche non è ancora stata perfezionata ma si sa che valorizza l’intera Pirelli Tyre 1,9 miliardi di euro. La società guidata da Marco Tronchetti Provera nei mesi scorsi aveva già deciso di cedere alcune partecipazioni per un totale di 400 milioni di euro e poi contava di piazzare la divisione Tyre in Borsa per altri 900 milioni. Il gruppo aveva in programma di collocare sul mercato fino al 35% del capitale di Pirelli Tyre, a un prezzo compreso tra 7,4 e 9 euro per azione. A fine giugno, a un paio di giorni dalla chiusura dell'Ipo, le banche che curavano l'offerta hanno rimesso in discussione l’operazione: secondo le loro stime, perché il collocamento potesse andare a buon fine, era necessario vendere i titoli a un prezzo del 10% inferiore a quello minimo. Pirelli ha così bloccato la quotazione in Borsa. La cessione alle banche della divisione Tyre, nota da qualche tempo, è stata ieri approvata dal consiglio di amministrazione che ha dato mandato a Marco Tronchetti Provera, presidente, e a Carlo Buora, amministratore delegato, di definire «compiutamente i relativi accordi di governance». L’operazione prevede dunque la cessione della quota a una newco partecipata da Banca Leonardo al 5%, Intesa, Capitalia, One Equity Partners-JP Morgan, Lehman Brothers, Mediobanca con il 19% a testa che avranno rappresentanza nel consiglio di amministrazione della società. Esclusa l’opzione put (in un primo momento si era parlato dell’intenzione delle banche di riservarsi una via d’uscita), la Bicocca starebbe studiando una sorta di «call» che le permetta di rientrare in possesso delle azioni cedute. Il collocamento in Borsa comunque non è un capitolo chiuso. Secondo una nota di Pirelli, infatti, l'operazione prevede anche la sottoscrizione di accordi volti a regolare «le modalità di trasferimento della partecipazione fino alla successiva Ipo». Aspettando una ripresa dei corsi azionari sul fronte dei conti, Pirelli nel semestre chiuso il 30 giugno ha visto l'Ebit (il margine netto) attestarsi a 216 milioni in rialzo del 6,7% rispetto allo stesso periodo 2005, l'Ebitda a 324 milioni, in aumento del 5,8%, i ricavi a 2,4 miliardi in salita del 7,2%. Sui conti hanno pesato per 12 milioni i costi non ricorrenti della (mancata) quotazione degli pneumatici. Senza questi oneri straordinari il margine netto sarebbe stato di 228 milioni di euro.

I ricavi di Pirelli Tyre sono stati pari a 2 miliardi di euro (più 12,4%).
Il debito netto è salito a 1,5 miliardi da 1,4 miliardi di fine marzo a causa del pagamento dei dividendi per 150 milioni. Ieri il titolo Pirelli è cresciuto in Borsa dello 0,5%.

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