«Pirelli, nel piano di sviluppo l’Italia rimane importante»

«Pirelli, nel piano di sviluppo l’Italia rimane importante»

Il nuovo polo torinese di Pirelli, primo ad applicare il sistema produttivo «Mirs2» (la tecnologia che ha permesso al gruppo di allargare gli orizzonti), è già operativo. Nel 2012, inoltre, in anticipo rispetto ai piani, partirà la nuova fabbrica della Bicocca in Messico. E poi c’è il progetto Indonesia che, una volta avviato, consentirà al gruppo guidato da Marco Tronchetti Provera di realizzare gomme per moto. Con Francesco Gori, amministratore delegato di Pirelli Tyre, approfondiamo i principali aspetti industriali del piano triennale 2011-2014. Lo sviluppo di Pirelli ruoterà intorno alla crescita della produzione di prodotti «premium». «Entro il 2015 - ricorda Gori - puntiamo alla leadership mondiale in questo ambito».
Davanti avete campo libero.
«Nessuno tra i concorrenti è focalizzato sul “premium”, essendo tutti produttori a 360 gradi. Anche se Pirelli ha dimensioni inferiori, la nostra capacità di ricerca e sviluppo è quella adatta, perché orientata solamente sulle alte prestazioni e l’hi-tech. In Cina, per esempio, forniamo in esclusiva i nostri run-flat, per marciare “a piatto”, alle case automobilistiche tedesche».
Il ruolo della Formula 1 nell’alta tecnologia è a questo punto essenziale.
«Nei mercati emergenti, Pirelli, proprio grazie alla F1, diventa la prima marca da considerare».
Nel piano si evidenzia come, tra i motori della crescita di Pirelli, ci sia la localizzazione geografica delle fabbriche.
«Il piano prevede efficienze per 250 milioni che arrivano dai processi di sviluppo e dalle tecnologie produttive. E poi c’è la crescita dimensionale dei nuovi impianti in quei Paesi che hanno costi medi inferiori: parliamo di oltre il 10%».
L’Europa resta, comunque, al centro del vostro business «premium».
«Lo è e lo resterà nell’arco del piano. Ma mercati di dimensioni inferiori, come Cina e Brasile, vantano tassi di crescita così forti che nel giro di poco tempo raggiungeranno ampiezze ragguardevoli».
Quanto conta, in percentuale, l’Europa?
«Tra il 40 e il 50% del mercato “premium” complessivo a livello mondiale, seguono gli Usa con il 20-25%. Il resto se lo dividono i mercati emergenti, che viaggiano però a velocità superiori al 15-20% annuo».
Intanto è spuntata l’Indonesia.
«Stiamo finalizzando il progetto. Puntiamo a farla diventare una sede per gli pneumatici da moto».
E sempre più Usa nel vostro futuro.
«È il mercato più grande del mondo. Siamo presenti con un sito in Georgia. La nuova fabbrica nel Messico centrale ci darà un grande supporto. Aumenteremo il peso nell’area Nafta. L’impianto si farà carico delle importazioni dal Sud America, accorciando i tempi di consegna ai clienti».
Il «Mirs2» di Settimo Torinese procede.
«Il presidente Giorgio Napolitano ha visitato l’impianto quando i lavori erano in fase di ultimazione. Tra pochi mesi questo polo sarà la bandiera della produzione Pirelli nel mondo: usciranno, infatti, i prodotti per i veicoli a maggiori prestazioni; insomma, il massimo della tecnologia. La capacità è di 3 milioni di pezzi l’anno. Settimo Torinese rappresenta il nostro forte segnale di mantenere in Italia - insieme a design, ricerca e sviluppo - soprattutto la produzione d’eccellenza».
«Laboratorio Italia Pirelli», dunque.


«Sì, se guardiano anche alla Toscana dove produciamo la cordicella metallica, e poi Milano con Bollate e la Bicocca».
Come avete affrontato le rivolte nei Paesi nordafricani?
«Ci sono stati problemi, con il conseguente rallentamento della produzione in Egitto. L’area resta calda».

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