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Pirlo: «Adesso tutto il mondo sa che l’Italia non è catenacciara»

Il milanista: «Abbiamo finalmente cancellato quell’immagine... Loro sono i favoriti perché hanno Zidane? Ma da noi conta solo il gruppo»

Marcello Di Dio

nostro inviato a Berlino

Berlino, l’Olympiastadion, la finale mondiale. Il sogno di ognuno dei 23 azzurri che cinquanta giorni fa iniziarono l’avventura più importante della loro carriera. Nessuno di loro ha mai disputato una partita così prestigiosa, ora vogliono sollevare al cielo la coppa del mondo. Tutto in una notte, dunque, sotto gli occhi dei settantamila dello stadio berlinese e di quasi un miliardo di spettatori. Con questa vigilia nella quale le parole sembrano quasi pesanti e ansia e tensione possono schiacciarti. «Spero di dormire», confessa Materazzi. Intanto lavora senza soste in allenamento, che procede liscio e senza intoppi, come gli altri compagni. Ma nell’ultima seduta a Meiderich, casa azzurra per più di un mese, la tensione si taglia a fette. Tutti concentrati, in campo si sente solo la voce di Lippi che detta gli schemi dopo aver sistemato le sagome di ferro all’altezza del limite dell’area.
L’Italia del pallone è in attesa della prima sentenza del processo sportivo, ma stasera si radunerà attorno agli azzurri. I quali, ligi alla scaramanzia, non cambiano l’atteggiamento di ogni vigilia mondiale. Gli azzurri passano di corsa nell’improvvisata mixed zone del centro sportivo in Westender Strasse. Luca Toni sale sull’autobus, poi torna indietro ma solo per sfilare in silenzio davanti ai cronisti. Tocca così a Pirlo, Materazzi, Zambrotta e Del Piero esternare i loro pensieri a 24 ore dalla sfida. Il milanista parte dai complimenti di Platini, che ha definito l’Italia Pirlo-dipendente. «Lo ringrazio degli elogi, ma non è così. Loro favoriti perché hanno Zidane? Ma da noi conta il gruppo...». Un gruppo di 23 bambini diventati grandi che ora sognano la Coppa. «È una finale difficile, ma noi abbiamo più fame di loro», sottolinea il centrocampista, sposando un concetto espresso da tutti i compagni e da Lippi. Già, il ct che ha cambiato volto alla nazionale. «Possiamo giocare con diversi moduli, in questo torneo abbiamo giocato con 2 e 3 punte. Il mondiale tedesco segnerà la fine della storia dell’Italia catenacciara».
«A me bastava già far parte del gruppo – dice Materazzi – poi il destino ha voluto che giocassi la finale. Ho avuto questa possibilità, è un sogno che si realizza, speriamo sia un bel sogno. Intanto è una grande soddisfazione per chi come me giocava nella polvere fino a pochi anni fa». Non è fra questi Del Piero, ma anche per lui – abituato ai grandi appuntamenti – sarà la prima finale mondiale. «Sono teso, ma controllato. La prima non si dimentica mai, Gattuso ha ragione quando dice che una partita così vale dieci finali di Champions League». La mente corre al Mundial ’82. «Avevo otto anni, ricordo che vidi la finale a casa dei vicini che avevano un salone e una tv grande. La Francia è favorita e non lo dico solo per scaramanzia, ma perché è la verità, lo testimoniano i titoli vinti negli ultimi anni. Italia-Francia non sarà un duello di grandi campioni, ma tra due squadre forti in ogni reparto. Non so se abbiamo espresso il calcio più bello, a me interessa che sia quello vincente. E non importa che il successo arrivi subito o dopo i rigori. Bisognerà governare bene la tensione e poi alla fine spero di avere il sorriso che ho adesso. Platini ha detto che vinceremo solo nel 2030? È francese, non può certo fare il tifo per noi...».
«Sono due squadre molto simili, sarà un match equilibrato – dice Zambrotta -. Abbiamo fatto un grandissimo mondiale, ora vogliamo arrivare in fondo con la Coppa».

Il sogno degli azzurri, ma anche di un Paese intero.

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