Già denunciato due settimane fa, torna in campagna con un munitissimo arsenale incendiario, viene beccato in flagrante mentre appicca il fuoco in un bosco vicino Latina dalla forestale, che gli trova addosso altri 17 inneschi pronti ad alimentare altri roghi dolosi e finisce in manette. Salvo tornare in libertà poche ore dopo su decisione di un magistrato di Latina. Una storia esemplare su come la «tolleranza zero» nella guerra agli incendi boschivi sia spesso poco più di una fiaba. Senza lieto fine.
Tutto comincia allalba di ieri. Gli investigatori della forestale si imbattono in un veicolo fermo a Sugherete di San Vito, nel comune di Monte San Biagio, in provincia di Latina. Poco lontano cè un pastore di 53 anni che sta cercando di appiccare il fuoco con un ordigno artigianale, per produrre in modo pericoloso e poco ortodosso nuovi pascoli per le sue greggi. È uno dei moventi principali dei roghi dolosi: dallinizio dellanno già tre pastori sono finiti in manette per lo stesso reato. Gli uomini della forestale spengono le fiamme e arrestano il piromane, G.D.G., già denunciato dal Cfs 15 giorni fa, con limputazione di incendio boschivo doloso e fabbricazione e detenzione di ordigni incendiari. Anche il suo «autista», il 38enne A.M., viene identificato e denunciato a piede libero per favoreggiamento. Ma il pm di Latina ne ordina limmediata scarcerazione. Suscitando unondata di commenti polemici.
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