Pisapia perde i pezzi: la sinistra radicale lascia già a casa Boeri

Resa dei conti. La coalizione litiga a pochi giorni dal voto Rifondazione e Sel contro l’architetto del Pd. Rizzo: "La nostra non sarà una giunta moderata. L'urbanistica? Non andrà a lui"

Pisapia perde i pezzi: la sinistra radicale lascia già a casa Boeri

Il problema numero uno ha la faccia di Stefano Boeri, architetto dell’Expo, battuto alle primarie da Giuliano Pisapia. Il candidato della società civile adottato di malavoglia dal Pd si è preso una piccola rivincita con le 12.861 preferenze che ne fanno il primissimo eletto (il secondo, per capire la differenza, è a quota 3500) nonché il naturale candidato a un incarico di peso, con deleghe all’Urbanistica e all’Expo.
Il proverbio recita “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”, ma a sinistra ormai tutti ragionano come se la vittoria al ballottaggio fosse già sicura. Così partono le battaglie per vicesindaco e assessori ed è già maretta tra la candidatura Boeri, praticamente autonoma, il Pd, Sel e Rifondazione.
Basta ricordare le polemiche della campagna per le primarie per capire che Boeri non è gradito all’area più radicale del partito, che ha trovato la strada per “ridimensionarlo”. Basilio Rizzo, storico consigliere comunale che ha incassato più di duemila preferenze nella lista di Rifondazione comunista, esce allo scoperto su Affaritaliani: «Penso che essendo lui una persona saggia non andrà a fare l'assessore all’urbanistica. Che messaggio daremmo? Offriremmo il fianco alle critiche. Se invece inventassimo una delega all’Expo, perché si possa tornare all'idea originaria di Boeri, con quell’orto, con il tema del cibo, con l'apertura ai popoli del mondo, credo che sarebbe meglio».
Bene Boeri finché si occupa di alberi e tuberi, ma non di Pgt. Basilio Rizzo spiega anche la sua intenzione di stravolgere tutto: «Il Pgt va ribaltato nei contenuti, questo è del tutto evidente». Nel caso in cui il concetto non fosse chiaro, dice esplicitamente no a una «giunta moderata». L’aggettivo che va tanto di moda non piace a Basilio Rizzo. E nemmeno il concetto: «È il moderatismo che a me crea qualche problema».
L’Urbanistica è una delle deleghe più pesanti e ambite. Anche Sel gli ha messo gli occhi addosso. Ci sarebbe già il profilo adeguato: esperienza maturata in una importante assemblea elettiva, competenze specifiche su territorio, casa, aree verdi. Ma quelli che erano accordi (o almeno abboccamenti) di massima quando la vittoria della sinistra sembrava un’ipotesi lontana, adesso scricchiolano.
Gli assessorati sono dodici e la partita di Milano è troppo importante perché non arrivino richieste romane e pressing. I milanesi vedono di malocchio le ambizioni degli ex consiglieri e oggi parlamentari Marilena Adamo e Emanuele Fiano. I molto votati Carlo Monguzzi, Piefrancesco Majorino, Carmela Rozza, Andrea Fanzago, puntano a un ruolo di assessore. Anche Filippo Penati, che ha sostenuto Piefrancesco Maran, vorrà dire la sua.
Si profila lo scontro tra due linee: valorizzare i recordmen delle preferenze oppure usare logiche di governabilità politica, fare accordi e accogliere in giunta esperti, navigatori di lungo corso, politici in arrivo da altre esperienze. Si parla di Marco Cipriano, ex ds, vendoliano della prima ora, oggi tra i dirigenti di Sel. Si riaffaccia Augusto Rocchi, ex parlamentare di Rifondazione, membro della direzione nazionale.
Uno dei punti di riferimento di Pisapia è stato Davide Corritore, che ha sostenuto Pisapia fin dalle primarie e vanta nel suo curriculum ruoli di vertice nella Swg, in Deutsche Bank e da consigliere economico di Massimo D'Alema quando era premier. Così Corritore, già consigliere comunale, non si è ricandidato e ha puntato tutto sul ruolo di spin doctor del candidato Pisapia.
A fianco di Pisapia si è spesso visto Piero Bassetti, l’ex presidente della Regione democristiana che gli ha tirato la volata in campagna elettorale. Anche Valerio Onida ha giocato un suo ruolo: i due hanno in comune Roberto Basso di Civicom, che ha curato la comunicazione di Onida durante le primarie per poi passare a Pisapia. Alessandro Pollio Salimbeni, responsabile sicurezza del Pci negli anni Ottanta, sarebbe in pista come capo gabinetto. Si parla anche di un possibile arrivo da Torino di Cesare Vaciago come city manager, nel caso in cui Piero Fassino non lo confermasse alla guida della macchina comunale.
Complessa la partita del vicesindaco. In pole position Marilena Adamo, anche perché Pisapia aveva promesso un vicesindaco e metà della giunta di sesso femminile. Tra le donne pronte per l’esecutivo comunale Maria Grazia Guida, direttore della Casa della carità, che ha avuto quasi mille preferenze.

Ma ben più ampio è stato l’apporto generale di don Virginio Colmegna, che è presidente della Casa della Carità e che, insieme ad altri sacerdoti ed esponenti del cattolecisimo di sinistra, si è schierato apertamente con Pisapia.

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