Han preso ombrelli per ombrelloni. E guastato il primo fine settimana di agosto a chi resta in città: è bastata una spruzzata dacqua e qualche dubbio da timido meteorologo per mandare in tilt il sistema delle piscine estive milanesi e mandare su tutte le furie i molti cittadini che, ligi al rito della tintarella domenicale, pur metropolitana, si sono presentati ieri mattina ai cancelli dei «centri balneari» della città. Chiusi, per bel tempo. Le previsioni del tempo per la notte e le prime ore di ieri mattina non erano incoraggianti e così alle 8.30 del mattino è scattato il piano di emergenza e di corsa al risparmio: «In questi casi - ha spiegato Mirko Paletti, presidente di Milanosport - decidiamo di aprire solo alcuni centri, chiudendo gli altri anche per evitare di pagare i dipendenti in giornate di pioggia dove si prevedono scarsi afflussi».
Ieri però di pioggia, dopo le 10, se nè vista davvero poca: si sa che destate è sempre in agguato una shower, come Oltremanica si chiama, con spirito di sopportazione tutto britannico, quello che noi definiamo, invece, con un pessimistico accrescitivo, acquazzone. Ma più che di rovescio, temporale o shower si è trattato sì di «shower», ma gelida per gli utenti. Oltre al danno di non essere ancora in ferie (o di non andarci a breve), anche la beffa delle piscine chiuse. Colpa delle previsioni del tempo, incerte e contrastanti ed ecco che scatta il piano antipioggia: dipendenti «liberati» dellincombenza che si possono girare dallaltra parte del letto o organizzare giustamente una scampagnata e cittadini fregati. La tragedia estiva si è consumata al Lido di piazzale Lotto, dove ancora ieri alle 16 qualche sparuto cliente si avvicinava in skateboard o in bici nella speranza di aver letto male il cartello: Oggi siamo chiusi. E tanti saluti: «Solo al Lido si tratta di convocare 40 persone per i due turni», ha aggiunto Paletti. Anche alla Scarioni di via Valfurva e alla Romano di via Ampere i battenti sono rimasti chiusi e senza fornire nessuna spiegazione. Né via internet, né telefonando ai centralini dove rispondevano solo segreterie telefoniche. Nulla ha potuto perfino il call center del Comune che invano cercava, sollecitato dagli utenti di mettersi in contatto con Milanosport, Spa delegata dal Comune a gestire gli impianti, che sono 26, ma che destate si riducono - quanto alle aperture -, ai soli 7 centri balneari. Due impianti, la SantAbbondio e il Saini sono stati «sacrificati» sullaltare del (dis)servizio pubblico ed hanno aperto sebbene, nel caso del Saini, con due ore di ritardo, quando ormai su Milano splendeva un bel sole caldo. Manca al conteggio dei sette centri la piscina del Cardellino, sfortunato impianto dove vandalismi e mancati restauri impediscono ormai da due stagioni la riapertura. Il bilancio dunque è di tre impianti aperti e tre chiusi e di tanta disinformazione: «Purtroppo la procedura ci impone di decidere entro le 8.
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