Piscine Spunta un comitato per la Caimi chiusa da tre anni

Un monumento in decadenza, che in estate mette un briciolo in più di malinconia. Su cui la Regione, poco tempo fa, ha persino posto un vincolo di tutela paesaggistica. La piscina «Caimi» di via Botta, in zona Porta Romana, compie quest’anno settant’anni. È l’unica di Milano ad aver conservato intatto un puro stile novecentista. Dopo la chiusura voluta dall’Asl per problemi al filtraggio dell’acqua, non si è più ripresa. Di proprietà del Comune, due anni fa è andata in concessione alla Fondazione Pierlombardo senza che spuntassero fuori i soldi per riaprirla. Per questo i residenti della zona, esasperati dal degrado di un pezzo della loro storia, si sono organizzati. Pochi mesi fa, l’avvocato Felice Righetti e il suo socio hanno aperto un blog con un progetto di rilancio che comprende l’idea di una vasca di trenta metri di profondità che consenta attività di diving ad alto livello. Hanno raccolto molte adesioni entusiaste e le hanno portate fino all’assessore allo Sport, Alan Rizzi, in un incontro del 19 giugno. Rizzi si è impegnato a riaprire l’impianto entro il 2010, ma con una soluzione che non è piaciuta: «L’assessore vuol coprire la piscina in modo da renderla operativa tutto l’anno - dicono i residenti - ma chiunque può costruire un impianto sportivo funzionale e moderno: diverso è farlo nel rispetto della struttura».


La questione è presto tradotta: da una parte, come spiega Rizzi, l’esigenza di «far ripartire un impianto da sfruttare 365 giorni all’anno, perché tutte le piscine aperte sono attualmente in rosso di bilancio». E dall’altra, l’affezione dei residenti per le loro grandi vasche in stile Ventennio.

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