Pittaluga: «Se ho sbagliato io mi dimetto»

Pittaluga: «Se ho sbagliato io mi dimetto»

(...) hanno varato leggi come la nostra sia intervenuta la magistratura». Di più: «Su questioni così delicate sarebbe stata necessaria maggiore riservatezza, perché ne va della credibilità delle istituzioni tutte». E ancora: «Non si capisce perché la Guardia di Finanzia sia venuta fino a Genova, negli uffici del consiglio regionale, quando la legge è disponibile sul sito Web della Regione». Di certo: «Se la Procura dimostrasse che ho commesso un errore di tali proporzioni sarei pronto a dimettermi». Lui però si dice «tranquillo come un pupo» e auspica «tempi rapidi per dare certezze ai liguri». Ciò che il pm Filippo Maffeo contesta, per ora a «ignoti» e segnalando che le leggi delle Regioni citate dall’assessore sono più precise, è una difformità fra la legge regionale numero 17 del 2005, scattata nel gennaio scorso a valere sul 2006, e la circolare applicativa 21422/313 dell’8 febbraio 2006. Secondo il magistrato la legge introduceva la progressività nell’applicazione delle tre aliquote, mentre la circolare la annulla, tassando l’intero imponibile. È tutto nero su bianco, ma c’è un ma avverte Pittaluga: «Non c’è difformità, perché la legge regionale si ispira all’articolo 50 del decreto 446 del 1997, che prevede che l’Ire, a differenza dell’Irpef, sia applicata al reddito complessivo». E cioè la progressività, in Liguria, non esisteva prima e non esiste ora. Come che sia, ora il pasticciaccio è proprio brutto. Avverte Pittaluga che se la manovra fiscale della Regione dovesse saltare «dovremmo portare al massimo le aliquote Ire per tutti gli scaglioni e scatterebbe l’Irap al 5,25 per tutte le imprese, con un aggravio di imposte per i liguri di 170 milioni». E se è vero, come dice l’assessore, che la magistratura penale non ha il potere di annullare alcunché, «solo la Commissione tributaria può farlo», è vero anche, avvertono i commercialisti, che i ricorsi alla Commissione sono già pronti.«La progressività delle imposte non è un’opinione - s’infervora Rodolfo Leone, assessore al Bilancio del Comune di Imperia, uno studio da commercialista sul piede di guerra -. Che Pittaluga fosse cocciuto lo sapevo, ma ora è al capolinea: dice che la circolare è uguale alla legge? Bene, impugneremo anche la legge».
Dicono i maligni che sia stato proprio l’ufficio personale del Comune di Imperia a stilare un confronto fra legge e circolare ora in mano alla Procura. Replica Leone che non è vero: «Ai magistrati sarà bastato parlare con i loro commercialisti dopo aver ricevuto il cedolino di gennaio, perché questo abuso colpisce tutti».
E in Regione è scontro. Ieri Matteo Marcenaro dell’Udc, che fa il commercialista e da un anno si affanna a denunciare una legge «scritta male», ha proposto a Pittaluga di «riscriverla insieme, così finalmente sarà chiara», e Gianni Plinio il capogruppo di An ha chiesto «che il presidente Claudio Burlando, che sulla manovra fiscale pose la fiducia, riferisca in aula, e si dimetta se la magistratura dovesse condannare la Regione».

Caos anche sulle parole di Pittaluga, che in commissione ha segnalato come «vista così, pare che se ci saranno avvisi di garanzia riguarderanno solo gli uffici che hanno scritto la circolare». Accuse di scaricabarile da parte del centrodestra, in serata la precisazione dell’assessore: «Sono vicino agli uffici. Se si ravvisassero errori sarei comunque io ad assumermene la responsabilità».

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