Di Andrea Ruggero se nè parlato talmente a lungo che dovrebbe ormai essere annoverato tra i pittori più famosi della riviera Ligure: eppure la fama del «nostro» stenta a decollare, vuoi per la miopia dei contemporanei, vuoi perché la storia insegna ahimè che i precursori dellarte raramente ottengono la meritata gloria durante il corso della vita terrena. Che si trattasse di un personaggio bizzarro si era già capito dallincessante invio di misteriose opere darte alla redazione del Giornale: commovente attestazione di stima o sapiente opera di marketing?
«Novità? Nessuna in particolare. La pittura continua e lo stile è sempre quello: astratto e visionario come De Chirico e Dalì. Allinizio il mio stile ricordava quello del primo Dalì, ma poi le influenze dei grandi del cubismo e dellastrattismo mi hanno portato a intraprendere nuove strade, nuove forme di espressione: dalle nature morte metafisiche di vasi e bottiglie di Giorgio Morandi e linfluenza figurativa di Roberto Montanari, sono arrivato allastrattismo di oggi»: autodidatta come Giovan Francesco Gonzaga, il pittore «che sussurrava ai cavalli», Andrea Ruggero ha costruito anno dopo anno la propria arte e il proprio stile, tuttoggi in continua evoluzione.
Poliedrico e curioso, pare che Ruggero voglia tornare al fumetto: «Avevo iniziato alcuni anni fa con Manequine, ispirato a Cattivik, e con Il mondo secondo Pot, una striscia satirica che voleva prendere in giro la nostra società, entrambe pubblicate per un certo tempo su Il Corriere Mercantile. Poi ho smesso: ideare le battute de Il mondo secondo Pot era diventato faticoso e stancante». Genio e sregolatezza dunque: un po di pigrizia è concessa a Ruggero, che di certo non manca di creatività.
È prevista infatti per Novembre la pubblicazione di un'antologia di poesie a cura della casa editrice Golden press, a cui hanno contribuito numerosi artisti liguri, tra cui lo stesso pittore. La pittura è e rimane però il «primo amore»: «a Settembre ho ricevuto i complimenti per un redazionale andato in onda su Telegenova: il maestro Nino Bernocco mi ha chiamato per congratularsi con me e mi ha anche invitato per un caffè, che però non abbiamo ancora preso». Caffè o no, Nino Bernocco è senza dubbio un nome nel mondo dell'arte, non solo in Liguria, e il riconoscimento è senz'altro cosa grata per il nostro artista e fa ben sperare per il futuro valore delle opere custodite dalla redazione de Il Giornale.
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