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Pizarro si presenta: «Non sono venuto per fare la riserva»

Il cileno ha le idee chiare: «Veron? Con lui nessun problema, ma non sarò il suo sostituto. L’Inter è da sempre il mio sogno, voglio chiudere qui la carriera»

Alessandra Marbelli

da Brunico

Altro che vice di Veron. Altro che futuro dell’Inter. Della squadra nerazzurra, David Marcelo Pizarro vuole essere il protagonista assoluto. «Non sono venuto qui per fare il vice di Veron – ha spiegato il piccolo cileno – e non sono il futuro dell’Inter, ma il presente, anche se spero che l’Inter sia la mia seconda e ultima squadra italiana, perché vorrei chiudere qui la carriera, prima di tornare in Sud America». L’altro giorno, Mancini gli ha ipotizzato un futuro alla Pirlo come regista difensivo, ruolo che del resto gli è congeniale, ma non ha escluso che possa giocare con Veron o Cambiasso, o addirittura con entrambi: «Quattro anni fa, Roy Hodgson fu il primo allenatore a darmi fiducia, mettendomi davanti alla difesa, e in quella posizione ho imparato molto. Ma non ho problemi nel 4-4-2 puro, giocando a fianco dell’incontrista. Certo, il posto me lo devo guadagnare, ma farò di tutto per mettere in difficoltà il tecnico».
Proprio Roberto Mancini è stato fondamentale nella trattativa che, dopo due anni, ha portato il cileno di Valparaiso all’Inter. «Sono finalmente riuscito ad arrivare dove volevo. Questa è sempre stata la mia prima scelta e non ho mai voluto altre destinazioni. Mancini non ha mai nascosto la stima per me, tanto che aveva anche cercato di portarmi alla Lazio, e sentire la fiducia dell’allenatore è importante, ti dà ancora maggiori stimoli». Oltre che per motivi tattici, lui e Veron sono legati anche da un paio di episodi spiacevoli. Scintille tra avversari, e piuttosto accese. Tensioni però che, a suo dire, sono state cancellate nel momento stesso in cui Pizarro ha apposto la firma sul contratto. «In passato abbiamo avuto qualche screzio: uno in Nazionale e l’altro durante Udinese-Inter dello scorso campionato, ma si è trattato di normali contrasti sul campo. Quello che succede in certi frangenti, rimane lì. Sono un ragazzo tranquillo e voglio stare in un gruppo dove mi trovo bene».
A proposito di Udine, con i bianconeri ha vissuto cinque stagioni e mezzo (da gennaio a giugno del 2001 tornò in Cile), impossibili da dimenticare, malgrado le ultime settimane non siano state all’insegna della distensione, a causa dei problemi con il contratto. «Udinese e Inter sono due realtà completamente differenti, sia come obiettivi che come tradizione. Ma giocare in Friuli è stato molto importante per la mia carriera, perché mi ha permesso di farmi conoscere e di dimostrare il mio valore». In attesa di trovare un suo modello di riferimento – «da piccolo mi piaceva Brian Laudrup ma adesso non voglio assomigliare a nessuno» – e sperando di ripetere le gesta di un altro cileno famosissimo da queste parti, Ivan Zamorano, Pizarro sta aspettando che gli diano la maglia numero 8. Che, ufficialmente, apparterrebbe ancora ad Edgar Davids. Ma che dovrebbe liberarsi a breve.
Comunque, l’ex centrocampista dell’Udinese non si sente ancora pronto per giocare con l’Inter. «Ho fatto solo tre allenamenti con i nuovi compagni, perché sono appena arrivato, e quindi sono un po’ indietro nella preparazione». Ecco perché, salvo ripensamenti, questo pomeriggio alle 17 non dovrebbe far parte della formazione che affronterà la Selezione «Mila» nella prima amichevole della stagione 2005-2006. Resterà a lavorare per conto suo, per rimettersi in pari con il gruppo nel più breve tempo possibile. Allenamenti a parte, la sua vita qui in Alto Adige è scandita dalle lunghe telefonate alla moglie, che è tornata in Cile con i due figli «friulani», ma che rientrerà in Italia non appena trovato casa.

Andranno a vivere a Cernobbio, sul Lago di Como, assai più salubre della trafficatissima Milano, oltre che già colonia nerazzurra, soprattutto sudamericana.

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