Pierluigi Pizzaballa, classe 1939, è storicamente considerato dagli amanti delle figurine una vera e propria «Primula Rossa». Così, vederlo di persona, chiamato dalla Panini a fare da testimonial allalbum 2006-2007, ha rappresentato sicuramente un «tuffo al cuore» per i tifosi giallorossi memori del saltimbanco portiere che difese i pali della «maggica» nella seconda metà degli anni Sessanta.
Finalmente labbiamo trovata, signor Pizzaballa.
«Ma io ci sono sempre stato, glielo assicuro. Fra i pali della porta mi presentavo sempre. Solo che quella volta, quando la Panini venne a fare le fotografie, ero assente, se ricordo bene a causa di un infortunio. Così è nata la storia della figurina introvabile».
Questa leggenda lha infastidita?
«No, anzi. Anche se devo dire che mi sarebbe piaciuto essere ricordato per i gesti atletici e per le parate. Ma va bene lo stesso».
Ammettiamolo, lei ha una storia sportiva da raccontare.
«Ho giocato con Atalanta, Verona, Milan, oltre ovviamente che con la Roma. E dovunque sono stato bene, anche se i ricordi più belli sono legati alla capitale e al Bentegodi».
Cosa la lega a questa città?
«A parte il fatto che trovai un ottimo ambiente, lesperienza romana fu per me e per mia moglie una sorta di viaggio di nozze. Ceravamo appena sposati e ancora oggi ricordo con affetto quegli anni».
Qualche record può vantarlo. Oltre a quello delle figurine, cè quello di «pararigori».
«Sì, è vero, ero una specialista. E ho parato due rigori in un minuto, fra laltro sempre allo stesso giocatore, Giancarlo De Sisti, quando giocava nella Fiorentina».
Avrà certamente un album pieno di ricordi.
«Macché, quei pochi ritagli di giornale che possiedo sono stati raccolti da mia moglie, o dalle persone a me più vicine».
Torniamo alla figurina introvabile. Pare che a Bergamo le sue immagini invece fossero di pubblico dominio. È vero?
«Sì, mio nipote a quei tempi sinventò un piccolo business. Prendeva le mie foto e me le faceva autografare. Poi le dava ai suoi amici. Interruppi tutto però quando scoprii che le fotografie le vendeva, invece di regalarle come mi aveva detto».
Lei adesso vive lontano dai riflettori. Perché?
«Ebbi una brutta storia con lAtalanta. Così decisi di dedicarmi al volontariato.
Cosa ne pensa della Roma di Spalletti?
«È una squadra che dà soddisfazione. Ha un gioco brillante, schemi perfetti. Mi piace vederla giocare».
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