Stile

Pizzi, ricami e tulle Sofia Provera, 22 anni ed è già un brand

Ha cominciato a 15 anni, cucendo a mano un abito per andare a una festa

Serena Coppetti

Quella di Sofia è una storia che comincia presto e parte da lontano. Da un cognome importante (Provera), da una nonna con la passione per la pittura, un nonno che cercava e collezionava pietre preziose, la mamma con un passato da stilista. Non stupisce quindi se a 6 anni chiede come regalo una macchina da cucire che peraltro ancora conserva. Stupisce di più invece che a 15 anni decida di realizzare un abito da sera interamente cucino da lei. E che ora a 22, appena diplomata al Politecnico, il suo nome sia già un brand di haute couture con abiti da sogno, pezzi unici fatti di ricami pregiati, di pietre preziose e dipinti a mano. Non segue trend. Non rincorre mode. Scompone e rimodella, con forbici e spilli, ricami e pizzi pregiatissimi, riadattandoli alla persona. Li ha presentati al Salotto di Milano, un luogo che accoglie solo chi può vantare l'accoppiata tra lusso e made in Italy. E ha scelto anche lei. Dunque, dall'inizio. «A 15 anni andavo a feste di un certo tipo... volevo un abito unico che non aveva nessuno. Così ho cominciato, per gioco. A scuola ero brava in matematica e geometria, cercavo di capire un po' i rapporti, le proporzioni». Il primo abito arriva cosi. «L'ho fatto quando i miei erano via, ero con la nonna. Una mattina mi sono svegliata con questo modello in mente. Sono andata a comprare la stoffa, un cady di seta bianca e mi sono messa a ragionare. Era giovedì pomeriggio. La domenica avevo finito. Tutto a mano punto, punto, uno a uno perché ancora non sapevo usare la macchina da cucire. Poi l'ho anche dipinto a mano». Prima uno poi un altro. «Andavo alle feste con i miei abiti. Piacevano... le amiche mi hanno chiesto di farli anche a loro... è stato un percorso molto naturale». Pensava «finirò l'università e andrò a lavorare per qualcuno». Pensava «forse in futuro farò il mio brand». Invece tutto si accelera. I suoi «gioielli» di pizzo vengono notati. «Non sapevo neppure cosa fosse una partita iva ma mi dicono che devo aprirla, devo registrare il marchio...». Ed eccola qui, ora. Il suo lavoro parte dai tessuti. Raffinati. Delicati. Preziosi. Il tulle «lo stesso che usa anche Valentino». I pizzi che va a scegliere personalmente e che ritaglia con le forbicine perchè vadano a creare le forme che ha in testa. Eppoi i jenas, dipinti e impreziositi da ametiste, lapislazzuli acquamarine quelle stesse pietre che piacevano al nonno. Ognuno di questi abiti richiede un lavoro che dura dai 2 ai 4 mesi («se il tessuto è già in casa»).

Ma tanto il tempo è dalla sua parte.

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