Con Placido la nostra guerra civile arriva in tv

Milano Dopo le polemiche che hanno accompagnato il film, approda in tv l’attesa miniserie Il sangue dei vinti, tratta dal best seller omonimo di Giampaolo Pansa, e diretta da Michele Soavi. Sarà trasmessa in due puntate oggi e domani in prima serata su Raiuno. Gli osservatori notano che l’esperimento tentato da Raiuno di contrapporre al Grande Fratello un film come Le vite degli altri è fallito. E dunque, si torna alla fiction.
Il sangue dei vinti con Michele Placido, Alessandro Preziosi, Barbara Bobulova e Alina Nedelea, racconta la guerra fratricida che si svolge sul finire della Seconda guerra mondiale e del fascismo (fra l’aprile e il maggio del 1945) quando, con gli alleati alle porte, gli sparuti militanti «neri» tentarono di opporsi alla fine. In quel contesto, tra partigiani e militi di Salò, furono migliaia le vittime di regolamenti di conti e giustizia sommaria. La storia prende spunto dal libro di Pansa ma poi col tocco degli sceneggiatori Massimo Sebastiani e Dardano Sacchetti se ne discosta per raccontare una sola delle tante vicende ricostruite nel volume del giornalista, quella della famiglia Dogliani che diventa simbolo delle divisioni di quegli anni: un figlio partigiano (Preziosi); una figlia (Nedelea) resa vedova dal bombardamento a San Lorenzo a Roma e da quel momento accecata dall’odio verso gli alleati fino ad arruolarsi nella Repubblica di Salò e finire uccisa sommariamente dopo il 25 aprile; un altro figlio (Placido) sul Carso a 18 anni nella Grande Guerra e poi, consapevole degli orrori da ambo le parti, rimasto a guardare e a piangere i suoi morti, compresi i genitori, vittime dei partigiani.
Il film, passato nei cinema la scorsa stagione senza raggiungere il successo sperato, divise il pubblico e scontentò la politica. «È delicato, tocca una materia ancora esplosiva - aveva spiegato allora Michele Placido -. Fermo restando che la Resistenza è un valore fondante della Costituzione, oggi, e lo dico anche per le giovani generazioni, è tempo di ricostruire».
L’attore rispose anche agli ex partigiani dell’Anpi, che protestarono con la Rai. E l’allora presidente della tv pubblica, Claudio Petruccioli, proprio sull’opportunità di realizzare una fiction dal film. «Fare polemiche preventive è sbagliato - disse Placido - siamo in democrazia, credo. Le proteste dell’Anpi non le condivido. Non penso che si possa parlare di apologia di fascismo o di neofascismo. Siamo andati a toccare una storia vista per la prima volta da un’altra focale, ritengo giusto che la tv si ponga al servizio di posizioni discordanti».
«Nel film si parla di Resistenza ma anche di Guerra civile, quindi di fratelli che uccidono i fratelli, come in Il vento che accarezza l’erba di Ken Loach - aveva detto Soavi - . Anch’io da antifascista mi interrogo su quelle verità che abbiamo preso per certe senza ombra di dubbio. Nessuno vuole riscrivere la storia né aggiornarla.

Semplicemente, lontani da pregiudizi politici, e senza voler vilipendere avversari di qualunque colore essi siano, ho fatto un film che vuole toccare corde emotive diverse e più profonde, con uno sguardo morale che vuole evitare polemiche».

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