La platea Il Cav critica «Annozero». Ed esplode l’applauso

NUOVO CLIMA Dal 2006, quando Berlusconi fu «assalito» dalle prime file, sembrano passati anni luce

Ovazioni quando entra, applausi a scena aperta mentre parla, grande cordialità al pranzo che chiude la due giorni di Confindustria a Parma. Sono lontani i giorni di quattro anni fa a Vicenza, era metà marzo, quando Silvio Berlusconi a poche settimane dalle elezioni politiche si era presentato acciaccato dal mal di schiena a un analogo forum promosso dal Centro studi degli industriali allora guidati da Luca di Montezemolo. La famosa assemblea del «colpo di reni», quando il premier (che un mese dopo avrebbe perso per un soffio le elezioni) scattò dalla poltrona e affrontò a muso duro la platea di imprenditori, che urlarono, fischiarono, insultarono. Un tranquillo e un po’ assonnato simposio di bei nomi della nostra economia trasformato in un rodeo che avrebbe elettrizzato la successiva campagna elettorale.
Oggi Berlusconi è ancora premier mentre alla guida di Confindustria c'è Emma Marcegaglia, e con il cambio di leadership è cambiato pure il clima tra imprese e governo. Il premier parla di «nostra associazione». Rivendica l’«imprinting» imprenditoriale nell’azione dell'esecutivo, e sembra tracciare un bilancio di vita quando incita l’uditorio a raggiungere obiettivi ambiziosi: «Io alla mia età sono sereno, non ho rimpianti né rimorsi, ho raggiunto tutti i traguardi che mi ero prefisso come imprenditore, uomo di sport e uomo di governo. Oggi mi pongo una nuova meta: fare dell’Italia un Paese più moderno».
I seimila radunati alle Fiere di Parma sottolineano con applausi numerosi passaggi del discorso del premier: l'accenno al piano casa, «idea geniale bloccata dalla burocrazia»; la promessa che entro la legislatura sarà messa la prima pietra di una centrale nucleare, simbolo di energia pulita e meno costosa; il libro con i risultati del «governo del fare»; l'elogio delle capacità imprenditoriali. I battimani diventano una raffica quando Berlusconi si sofferma sui guai della giustizia penale, chiedendo tempi brevi per i processi, separazione delle carriere in magistratura, meno politicizzazione di un organo come la Corte costituzionale. E diventano un’ovazione quando attacca i processi in tv con chiaro riferimento a Santoro. I confindustriali si prestano perfino a un giochino che Berlusconi fa spesso in pubblico: «Quanti di voi pensano di non aver mai corso il rischio di essere intercettati? Alzate la mano!». Uditorio immobile. «Avete tutti qualche scheletro nell'armadio, eh? E quanti invece credono di essere stati ascoltati?». Centinaia di mani si alzano, industriali, banchieri, manager, «big» della nostra economia. Bisognerebbe riguardare le riprese televisive per ricostruire tutti quei bei nomi.
Emma Marcegaglia ha risposto con coraggio a Berlusconi. Si è rivolta al premier come se fosse l'unico suo interlocutore, trasformando il discorso alla platea in un dialogo a due. Ha chiesto «non promesse ma impegni» e ha lasciato cadere un nuovo invito: «Caro presidente, sarebbe bello se potessi tornare tra noi all'assemblea di maggio per raccontarci quali impegni ti sei assunto». Le proposte di Confindustria sono chiare: obiettivo di far crescere il prodotto interno del 2 per cento all'anno per i prossimi tre anni, e farsi carico di bloccare l'azione dei banchieri europei verso una «Basilea 3» con maggiori restrizioni per il credito.
Dal leader di Confindustria arriva una specie di decalogo per il governo, sapendo che «la maggioranza è uscita rafforzata dalle elezioni regionali a differenza di quanto è successo in Francia e adesso dovete dimostrare che siete davvero il governo del fare. È il momento, questa è l'ultima prova, senza appello. Muoviamoci assieme, noi siamo disponibilissimi a mobilitarci per cambiare il Paese». La Marcegaglia chiede «un piano serio» di tagli alla spesa pubblica improduttiva («tutta Italia ha stretto la cinghia, è ora che lo faccia anche lo Stato») pari all'1 per cento del prodotto interno, con eliminazione dei falsi invalidi, cancellazione degli enti inutili e riduzione del numero di amministratori pubblici. E poi infrastrutture, fondi per la ricerca e il capitale umano, riforma fiscale («sì al federalismo fiscale purché chi sfora i conti venga punito»), nuova politica energetica. Interventi fattibili e immediati: «Ad esempio, entro due mesi serve un miliardo di euro per ricerca e innovazione e un miliardo e mezzo per opere infrastrutturali».
Richieste e impegni vengono proposti senza ultimatum.

Il clima è cordiale anche a tavola con una cinquantina di persone: le autorità locali, il ministro Sacconi, imprenditori come Diana Bracco (numero 2 di Confindustria e presidente dell'Expo 2015), Renato Cerioli (presidente degli industriali di Monza-Brianza), i parmigiani Pizzarotti e Rosi, oltre all'eurodeputata Licia Ronzulli e l'onorevole Anna Maria Bernini. Berlusconi ha fatto alla Marcegaglia i complimenti per l'organizzazione dell'evento. E lei ha ripetuto: «Presidente, noi siamo con te, andiamo avanti insieme».
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