Tra Plauto e Shakespeare, ecco «I Menecmi» di Anzelmo

Un autore legato a Roma e alla sua storia letteraria, l’inventore della commedia moderna, dei tempi comici, delle situazioni paradossali: Tito Maccio Plauto, ma anche solo Plauto va bene, che ha pensato le sue opere apposta per Roma, tra cui «I Menecmi» (Menaechmi) scritti verso la metà del III secolo a.c. La commedia, con la regia di Nicasio Anzelmo e prodotta da Munus in occasione della rassegna «Roma in Scena», andrà in scena oggi (e fino a venerdì) nel cortile dei Musei Capitolini, e tratta di un evento molto semplice: attorno all’omonimia e alla straordinaria somiglianza tra i due fratelli viene costruito da Plauto il prototipo della commedia degli equivoci, con un susseguirsi di situazioni confusionali comiche per necessità.

Nell’adattamento di Anzelmo, il tema dei gemelli come «specchio» viene poi amplificato, come nella «Commedia degli errori» di Shakespeare, moltiplicando gli elementi di comicità e dando corpo a una fusione perfetta tra l’opera plautiana e quella shakespeariana.

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