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Il pm chiede l’arresto per altri sei agenti

Il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro ha presentato ieri mattina il suo ricorso contro la decisione del gip Chiara Nobili di non «concedere» la richiesta di arresto nei confronti di tutti i 19 agenti della Cia che, secondo gli inquirenti milanesi, sono coinvolti nel rapimento di Abu Omar, l'imam della moschea di via Quaranta sparito da Milano il 17 febbraio 2003. Il gip, la settimana scorsa, ha autorizzato la misura di custodia cautelare nei confronti di 13 agenti sostenendo che per 6 l'accusa non aveva sufficientemente provato la loro partecipazione attiva nel sequestro. Per il procuratore aggiunto Spataro, invece, le indagine condotte hanno portato a elementi tali da potere sostenere l'accusa anche nei confronti di quei 6 agenti. Il caso passa ora al Tribunale per la Libertà. Secondo i magistrati che indagano sulla vicenda, l'ex imam fu «rapito da soggetti appartenenti a strutture di intelligence straniere che avevano interesse a sottoporlo ad interrogatori e a neutralizzarlo, per consegnarlo poi alle autorità egiziane» - come ha scritto in una ordinanza un giudice milanese - definendo l'azione «una grave violazione della sovranità italiana». La magistratura ha quindi emanato 13 ordini di arresto per altrettanti agenti della Cia ritenuti coinvolti nella vicenda. Il Washington Post ieri ha scritto che la Cia, attraverso il capo della «stazione» di Roma, aveva informato l'Italia prima di sequestrare a Milano l'ex imam della moschea di via Quaranta, ma il governo italiano ha smentito ieri che l'Italia fosse informata del presunto rapimento.

Nessuno dei 13 presunti agenti Cia è stato finora arrestato.

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