Il Pm: «Due anni di carcere a Storace» L’ex governatore: «Neanche una prova»

«Condanna a due anni di reclusione per l’ex governatore del Lazio Francesco Storace». È la richiesta formulata ieri dal pm Francesco Ciardi nella requisitoria al processo «Laziogate», la vicenda su alcune intrusioni abusive nell’anagrafe di Roma. Oltre a Storace (nella foto), definito «determinatore o istigatore dell’azione delittuosa», anche altre sette persone rischiano il carcere: tra questi il portavoce del leader della Destra, Nicolò Accame, e l’ex direttore tecnico di Laziomatica, Mirko Maceri. Al contrario, il pm ha chiesto l’assoluzione per l’ex vicepresidente del Consiglio comunale Vincenzo Piso. I reati contestati vanno dall’accesso abusivo a sistema informatico a violazione della privacy, fino al favoreggiamento.
Storace, che secondo l’accusa voleva raccogliere dati relativi ad elettori al fine di dimostrare la presenza di firme false ed ottenere così l’esclusione dalle Regionali della lista Alternativa sociale di Alessandra Mussolini, ha replicato duramente al pm: «Gli faccio i complimenti: dopo avermi fatto dimettere da ministro per una vicenda di spionaggio poi crollata, ora chiede due anni di carcere senza uno straccio di prova. Due anni, come un pedofilo o un rapinatore: è la giustizia italiana, che punisce chi ha dimostrato come alle Regionali del 2005 fossero state presentate firme false. Viene davvero voglia di lasciare tutto e cambiare Paese».
La solidarietà all’ex ministro e governatore è giunta da tutto il centrodestra.

Accanto al nostalgico «boia chi molla» di Roberto Buonasorte, neo consigliere regionale della Destra, tutti i consiglieri laziali in quota Pdl si sono detti «sicuri dell’onestà e dell’integrità» di Storace. «Contro di lui - afferma il capogruppo Pdl in Campidoglio Dario Rossin -, solo accanimento giudiziario».

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